Reclutamento precari, tra doppio canale e malcontento sui concorsi

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Le anticipazioni sulla nuova forma di reclutamento degli insegnanti precari non lasciano ben sperare che possa essere finalmente preso in considerazione il ritorno al doppio canale di reclutamento. Ancora una volta a perorarne la causa è l’Associazione Nazionale Liberi Insegnanti (ANLI), da sempre a sostegno del precariato scolastico. Apprendiamo però che, per l’ennesima volta, l’ipotesi sembra essere osteggiata.

Aggiornamenti sul doppio canale di reclutamento

Sulla propria pagina ufficiale Facebook Anli, pochi giorni fa, ha voluto aggiornare i tanti iscritti scrivendo quanto segue:

“Al Tavolo ministeriale sul nuovo modello di reclutamento sarà presentata anche la proposta da noi perorata ormai da tempo immemorabile: l’introduzione del Doppio canale di reclutamento. Da una parte c’è una buona volontà in questo senso di una compagine politica e sindacale; dall’altra parte ci sono le solite resistenze di coloro i quali invocano il mantra della meritocrazia, che però a loro è del tutto peregrina.

In nuce: in questi giorni ANLI ha lavorato strenuamente, sottotraccia, nel tentativo disperato di far comprendere al ministro Patrizio Bianchi e ai recalcitranti […] che il Doppio canale di reclutamento è l’unica “arma” vincente per sconfiggere il precariato scolastico cronico!

Chiaramente non azzardiamo a fare né pronostici né previsioni di sorta, vista l’amenza dei nostri improvvisati politici. Comunque, di una cosa siamo certi: prima o poi il Doppio canale sarà reintrodotto!”

Concorsi, finta meritocrazia?

L’unico canale che, negli ultimi anni, sembra essere su più fronti considerato meritocratico è quello dei concorsi. Ma può essere davvero considerato tale?

I precari non nascondono un forte malcontento nei confronti di un mezzo che continua a non premiare l’esperienza e gli anni di servizio maturati nel corso della propria carriera di insegnamento. Senza contare che, ciò che viene anche lamentato, è una mancata valorizzazione delle competenze in sede d’esame, con lo studio di materiali poco attinenti col ruolo di insegnante. I concorsi, in definitiva, rappresentano davvero l’unica “arma” per sconfiggere il precariato e aggiungere valore alla scuola? Il quesito può restare aperto alle interpretazioni di chi conosce concretamente da vicino il mondo scolastico.

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