Il mondo dell’inclusione scolastica sembra che quest’anno non trovi la calma e serenità dovuta: dopo la faccenda della bocciatura del nuovo modello PEI 2021, un’altra questione susciterebbe, infatti, la non approvazione da parte di famiglie, associazioni e sindacati. Si tratta del Decreto ministeriale secondo cui il docente di sostegno può svolgere l’istruzione domiciliare agli alunni con disabilità.
Un decreto ministeriale ‘introduce’ il docente di sostegno a domicilio
Sarebbe pronta la bozza di un Decreto ministeriale secondo cui il docente di sostegno potrà andare presso il domicilio dell’alunno con disabilità per svolgere attività didattica. L’istruzione domiciliare rappresenta già una possibilità esistente: di nuovo c’è che le scuole collaborando con USR, Asl e Enti Locali potranno strutturare progetti mirati agli alunni certificati. Questi riceverebbero l’istruzione a casa qualora non riuscissero a frequentare la scuola al di sopra dei 30 giorni di lezione, anche non continuativi. Il Decreto affiderebbe al solo docente di sostegno l’attuazione di tali progetti, includendoli tra le prestazioni lavorative ordinarie.
Questa proposta già suscita polemiche, sia da parte dei sindacati, sia degli insegnanti di sostegno, che dalle famiglie e associazioni.
Parere di FLC CGIL
Arriva un commento dalla FLC CGIL nonostante il sindacato abbia dichiarato lo stato di agitazione sindacale: sottolinea che secondo il Decreto l’istruzione domiciliare, da parte del docente di sostegno, “sia prestazione lavorativa dovuta e ordinaria, da inquadrarsi quindi come obbligo di servizio”. Questo per il sindacato è una grave ingerenza in materia contrattuale: l’istruzione a domicilio si deve collocare tra le prestazioni aggiuntive e deve avvenire quindi su base volontaria.
In modo particolare ecco i punti che il sindacato vorrebbe fossero necessariamente chiariti:
- L’istruzione domiciliare costituisce solo una delle tante possibilità progettuali che la scuola può attuare per garantire il diritto allo studio agli alunni certificati costretti a stare a casa
- I docenti devono svolgere le attività didattica domiciliari in orario aggiuntivo
- Occorre preservare i principi di inclusività, contitolarità e corresponsabilità: è necessario pertanto indicare gli insegnanti coinvolti, oltre al docente di sostegno
- In assenza di personale disponibile interno alla scuola questo può reperire docenti esterni.
Cosa ne pensa il presidente nazionale MiSoS
Arriva subito il parere anche di Ernesto Ciracì, presidente nazionale del MiSoS: in un’intervista ad Orizzonte Scuola sottolinea che il docente di sostegno è contitolare della classe e non del singolo alunno certificato, fatto salvo casi estremamente eccezionali. L’attività didattica ed educativa deve sempre promuovere l’inclusione dell’alunno con disabilità: stare all’interno della classe, infatti, è certamente positivo dal punto di vista relazionale, emotivo e cognitivo.
Per Ciracì, quindi, che il docente di sostegno impartisca lezioni a casa dovrebbe essere una misura da adottare esclusivamente in situazioni davvero particolari.
Il parere della Uil Scuola sul docente di sostegno a domicilio
Anche la Uil Scuola esprime il proprio disappunto sulla bozza del Decreto che il Ministero sembrerebbe preparare, nonostante anche questo sindacato sia in agitazione sindacale.
Per Pino Turi, segretario generale, “Non c’è fine alla mortificazione di una categoria che non merita questi toni, né questi provvedimenti”. Non si deve confondere la figura del docente di sostegno con quella di chi presta assistenza: “Voler trasformare a tutti i costi la scuola in servizio, peraltro assistenziale come in questo caso, è contro i principi e i valori della scuola costituzionale e ignora il valore dell’integrazione nell’istruzione pubblica”.
Infine, evidenzia che il Ministero non può modificare per legge i contratti senza una dovuta e regolare contrattazione.