Carta del docente, si torna a parlare della questione riguardante la possibile estensione anche al personale docente assunto con contratto a tempo determinato. Uno step indubbiamente rilevante è quello che si è registrato lo scorso mese di luglio quando il Tribunale di Vercelli ha proposto domanda di pronuncia pregiudiziale nella causa C-450/21 sulla questione carta del docente e discriminazione sussistente con il personale precario.Â
Carta del docente, la Corte di Giustizia Europea dovrà pronunciarsi sulla questione
Ricapitoliamo quanto accaduto la scorsa estate. Una docente di Biella, Valentina Sitzia, si è rivolta all’avvocato Giovanni Rinaldi e ad Anief Biella per una questione riguardante scatti di anzianità non riconosciuti. La docente precaria, insperatamente, riuscì a vincere la causa e ad ottenere un risarcimento di cinquemila euro oltre a 9mila euro di arretrati.Â
La causa pilota di Biella
Sulla scia di questa vittoria, è nata la proposta della ‘causa pilota‘ per il riconoscimento della carta del docente anche al personale precario. L’insegnante, pur rendendosi conto che la strada sarebbe stata lunga e tortuosa, ha deciso di accettare, portando avanti quella che potrebbe diventare la svolta per il riconoscimento del bonus da 500 euro per l’aggiornamento e la formazione professionale di chi non ha ancora ottenuto l’immissione in ruolo.
I tempi previsti per la pronuncia della Corte di Giustizia Europea sono di circa otto mesi: quindi, si può ipotizzare una sentenza intorno al mese di marzo-aprile 2022. L’eventuale accoglimento della causa produrrebbe sviluppi molto importanti in quanto ai precari non solo verrebbe riconosciuto il diritto del bonus 500 euro ma anche a percepire gli arretrati dall’anno scolastico 2015/16, il primo in cui venne introdotto il ‘benefit’ a favore dei docenti di ruolo, secondo quanto disposto dalla legge 107/2015 (riforma Buona Scuola).
Bonus 500 euro, il diritto di uguaglianza a favore dei precari
Sono diversi gli aspetti giuridici contrastanti con quanto disposto al comma 121 dell’articolo 1 della legge 107/2015 ma, nonostante questo, la vicenda è rimasta irrisolta. Nel 2016, il Tar del Lazio negò questo diritto ma nel 2020, a motivo della pandemia Covid, si tornò a parlare della questione in quanto anche i docenti precari si trovarono costretti ad acquistare materiale informatico per svolgere l’attività della didattica a distanza. Partendo da questo presupposto, la questione tornò prepotentemente alla ribalta considerando il fatto che i docenti di ruolo avrebbero potuto sfruttare il bonus a loro disposizione.Â
C’è, poi, da menzionare la sentenza della Corte di Lussemburgo, emessa nel 2019, che riconobbe il diritto di ricevere indennità sessennali per la formazione continua anche ai dipendenti di ruolo inquadrati nella funzione pubblica docente ma senza escludere i dipendenti temporanei, motivando tale decisione con il fatto che le due categorie di lavoratori si trovano in situazioni comparabili.
Vedremo se la causa verrà accolta dalla Corte di Giustizia Europea: in tal caso, oltre al sacrosanto riconoscimento di un diritto, il governo andrebbe incontro anche all’esborso di un maxi risarcimento per gli arretrati che, secondo le stime, si aggirerebbe intorno agli 800 milioni.