Per avere certezze sul rientro in classe di gennaio, dopo le vacanze di Natale, bisognerà attendere il giorno 5. Due fronti opposti si schierano a favore e contro lo slittamento della riapertura, come metodo di prevenzione dei contagi. Ma uno dei fronti è il Governo, ed è lui a decidere. E secondo alcune indiscrezioni rilasciate a AdnKronos da autorevoli fonti del Governo, la posizione resta di non posticipare la riapertura della scuola.
Rientro in classe: no allo slittamento
L’orientamento dell’esecutivo, quindi, resta quello di non posticipare oltre il 10 gennaio il ritorno sui banchi. Sia Mario Draghi, che il ministro Bianchi, sulla questione si erano già mostrati molto decisi. E sembra che la risalita della curva dei contagi non abbia fatto cambiare loro idea. Così come il pressing su più fronti. La scuola in presenza, è un altro dei punti fermi del Governo.
Naturalmente, solo dopo la comunicazione ufficiale sulle nuove misure per la scuola, attesa per giorno 5 gennaio, avremo certezze.
Al momento, solo il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, ha ipotizzato un incontro a metà strada per lo slittamento. Le sue parole sono state: “Al limite possiamo ragionare di una settimana, allungando però le lezioni a giugno, non dobbiamo privare i nostri ragazzi di un singolo giorno di scuola”.
Di parere totalmente contrario Vincenzo De Luca, che chiede 20/30 giorni di respiro prima di rientrare a scuola.
Quarantena: forse l’unica nuova misura
Le nuove regole sulla quarantena, che differenzierebbero tra alunni vaccinati e non vaccinati, sembrano invece essere l’ipotesi più probabile. Nonostante l’allarme ‘discriminazione’ lanciato da diverse voci.
Domani 4 gennaio ci sarà un incontro fra Ministero e sindacati, in cui si discuterà anche delle varie ipotesi di misure per la riapertura della scuola.