Referenti Covid allo stremo, il rientro sarà un’odissea

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Oggi, 5 gennaio, nel corso di una riunione del Consiglio dei Ministri si definiranno le modalità con cui si ritornerà a scuola: oggetto d’esame il sistema della quarantena degli alunni in caso di positività in classe.  Sul rientro a scuola il governo tira dritto, bocciando qualsiasi proposta di slittamento e ritorno in DAD. Già si palesa un grande caos all’interno delle scuole, per cui i referenti Covid sono molto allarmati.

Il rientro a scuola allarma i referenti covid

Sul rientro a scuola sembra non ci siano più dubbi: entro il 10 gennaio si ritorna tra i banchi, nonostante l’ascesa del numero dei contagi. Si è in attesa di capire quali saranno le modalità del rientro: oggi 5 gennaio un incontro del Consiglio dei Ministri dovrebbe definire le misure da adottare anche per la scuola. Oltre allo screening di massa e alla distribuzione parziale delle mascherine FFp2 il governo dovrà stabilire quali le regole da seguire per la quarantena in caso di positività all’interno delle classi.

Si aspettano ancora una volta nuove indicazioni che, come l’esperienza insegna, molto probabilmente potranno creare ulteriore confusione all’interno delle scuole: i referenti Covid d’istituto già sono molto allarmati e preoccupati. Questo personale incaricato di gestire la pandemia all’interno dell’ambito scolastico, infatti, da settembre a ora ha riscontrato grandi difficoltà, derivate soprattutto dal tradurre nella pratica quotidiana le norme dettate dal governo.

Si tratta di docenti, vice presidi, e a volte dirigenti che per poco più di 1000 euro lordi (qualora i fondi sono presenti nel FIS) sono sovraccarichi di lavoro, 7 giorni su 7, senza limite di orario: rappresentano il tramite infatti tra le famiglie, l’amministrazione e le Asl.

Tra i problemi riscontrati vi è il difficile rapporto con le ASL

I referenti Covid hanno il quadro della situazione all’interno delle scuole in cui prestano servizio: ma durante la pausa natalizia non hanno potuto gestire la situazione, non essendo né i colleghi, né le famiglie dovute a segnalare casi di positività o di contatti con positivi. Nello stesso tempo, in molti denunciano la grande difficoltà riscontrata nel comunicare con le Asl competenti.

Nel mese di novembre, l’associazione nazionale collaboratori del DS, presieduta da Rosolino Cicero, vice preside dell’istituo “saladino” di Palermo ha condotto un’indagine sulla situazione dei referenti Covid in Italia: da questo monitoraggio si è evinto che uno dei problemi principali è proprio il rapporto con le Asl e gli operatori sanitari. “Il problema dei rapporti con le Asl è di tutti. A Palermo può capitare di fare una segnalazione e avere risposte dopo 48 o 72 ore. Per comunicare con loro abbiamo solo una mail”, spiega Cicero a ‘Il fatto quotidiano’. 

“Ho solo una casella di posta elettronica – riferisce Giovanna Mezzatesta, preside del liceo “Bottoni”  di Milano che è anche referente Covid – alla quale rispondono anche dopo tre giorni. L’unica strategia è quella di “rubare” qualche contatto sperando che chiamino loro con un numero visibile”. Si tratta di un grandissimo lavoro non riconosciuto a livello contrattuale e dal governo, che con l’ascesa dei contagi e le nuove direttive in arrivo diventerà ancora più complesso e stressante.

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