Educazione interculturale ed educazione alla diversità a scuola: a cosa serve e come è cambiato questo concetto negli ultimi anni. Strumenti didattici, finalità, vantaggi ed altri utili spunti di riflessione sull’argomento. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Cosa si intende per educazione interculturale
L’espressione educazione interculturale è comparsa per la prima volta all’interno del contesto scolastico italiano nel 1990.
Inizialmente questo termine faceva riferimento all’inserimento degli alunni stranieri all’interno delle varie classi e si basava sulla “consapevolezza che i valori che danno senso alla vita non sono tutti nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri”.
Educare all’interculturalità significava, quindi, “costruire la disponibilità a conoscere e a farsi conoscere nel rispetto dell’identità di ciascuno in un clima di dialogo e di solidarietà”.
Tutti concetti che affondano le proprie origini nell’ambito del relativismo culturale e dell’analisi comparativa. Da cui deriva, appunto, il riconoscimento della molteplicità culturale e della pari importanza di tutti i costumi.
Strumenti e finalità
Al giorno d’oggi valorizzare la diversità culturale a scuola è più che mai importante e può essere fatto attraverso una serie di stimolanti strumenti ed attività didattiche, come ad esempio:
- lettura di testi;
- confronto su temi sensibili;
- attività di sensibilizzazione e valorizzazione di ogni individualità;
- laboratori storici ed artistici;
- ricerche gastronomiche;
- esposizione dei contenuti e dei risultati raggiunti attraverso il proprio lavoro;
- percorsi didattici personalizzati.
In questo modo, si favorirà la comprensione dell’altro sia dal punto di vista cognitivo (conoscenza del mondo), sia da quello affettivo (relazioni ed interazioni sociali).
Inoltre, così facendo, si attiverà anche un processo di inclusione all’interno della classe stessa, incentivando l’equilibrio ed il benessere scolastico.