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Patrizio Bianchi

Il tema del reclutamento dei precari nella scuola resta attuale e negli ultimi giorni se ne sta nuovamente parlando molto. I sindacati invocano il doppio canale per i precari storici. Nel comunicato dei giorni scorsi della UIL scuola si legge: “Una cifra mostro di 300.000 precari: l’annuncio è stato dato dal ministro Bianchi in audizione alla Camera“. Pino Turi chiede un provvedimento specifico ed urgente per superare questo ‘sfruttamento lavorativo’.

Trecentomila precari: il fallimento dei concorsi

Nella sua proposta per la riforma del reclutamento, la Uil Scuola prende in considerazione tre aspetti:

  1. l’impatto del Pnrr sul personale,
  2. le dimensioni della realtà del personale precario nella scuola,
  3. la mistica dei concorsi.

I fatti dicono che sono ancora scoperti il 50% dei 112mila posti vacanti su cui erano possibili le immissioni in ruolo quest’anno. Se consideriamo i posti di sostegno e l’organico di fatto, al momento abbiamo più di 170mila supplenze.

La situazione attuale deriva da un biennio in cui sono stati banditi ben 8 concorsi, tra straordinari, ordinari, abilitanti, con procedure smart. Di questi, solo 2 concorsi sono stati portati a termine. Siamo in attesa del concorso ordinario per la secondaria, i cui vincitori, secondo le intenzioni ministeriali, dovrebbero essere in cattedra da settembre.

La conclusione logica, scrive la UIL scuola, è che occorre modificare il reclutamento. Come?

Come cambiare il reclutamento

Partendo dalle risorse del PNRR, si possono portare avanti riforme strutturali che coinvolgano gli organici. La UIL scuola spiega come.

Un’idea è procedere con una modifica sostanziale dell’organico, che dovrebbe essere ad invarianza almeno triennale. In questo modo verrebbe eliminata la differenza tra organico di fatto e organico di diritto, con risparmi delle procedure ammnistrative che fanno e rifanno l’organico due volte in un anno scolastico.

Contratti a tempo determinato, ma triennali. In questo modo, al reclutamento potrebbe essere affiancata la formazione e un minimo di stabilità per i precari.  

Sempre dalle risorse del PNRR, poi, dovrebbero derivare interventi strutturali, insieme alla riduzione di alunni per classe. L’obiettivo non deve essere soltanto dare un posto di lavoro al precario, ma dare un docente stabile ai nostri alunni.

La nostra intervista a Rossano Sasso sull’argomento.