Denaro
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Riforma pensioni: dopo gli incontri del mese scorso, governo e sindacati si sono nuovamente riuniti nella giornata di giovedì 3 febbraio 2022 per discutere delle possibili misure che potrebbero scendere in campo a partire dal 2023. Vediamo subito quanto emerso nel corso del confronto sul tema pensionistico e della flessibilità in uscita.

Esito incontro governo-sindacati del 3 febbraio

Come precedentemente anticipato, giovedì 3 febbraio 2022 governo e sindacati si sono nuovamente riuniti per discutere del futuro delle pensioni, con particolare attenzione al tema della flessibilità in uscita.

Dopo aver, infatti, affrontato la questione relativa al lavoro di giovani e donne, l’esecutivo e le parti sociali si sono confrontati sulla questione centrale del problema pensionistico. La possibile revisione della cosiddetta Legge Fornero, in vista della scadenza di Quota 102.

L’obiettivo resta chiaro: estendere il più possibile il sistema contributivo da un lato ed abbassare la soglia minima per l’accesso alla pensione dall’altro.

“Il confronto prosegue, abbiamo ribadito le nostre richieste sulla flessibilità in uscita, augurandoci risposte adeguate da parte del governo”. Ha dichiarato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine del tavolo tecnico.

Ma vediamo più nel dettaglio quali sono le proposte emerse nel corso dell’incontro.

Riforma pensioni 2023: le nuove misure proposte

Oltre a delinearsi meglio la tanto attesa pensione di garanzia per i giovani, durante il confronto del 3 febbraio sono emerse anche alcune nuove proposte che potrebbero entrare in vigore già dal 2023.

Tra queste, le ipotesi di introdurre:

  • un bonus virtuale che andrà a coprire i periodi di disoccupazione, precarietà e carriera discontinua dei giovani;
  • il riconoscimento ai fini previdenziali della maternità;
  • degli sconti sui tempi di maturazione dei requisiti per la pensione a favore delle donne con figli.

Per quanto riguarda invece la flessibilità in uscita, i sindacati continuano a chiedere una riforma strutturale del sistema che permetta di uscire dal mondo del lavoro dopo i 62 anni di età o con 41 anni di contributi versati. A cui si aggiunge, inoltre, la necessità di istituire trattamenti più favorevoli per gravosi e caregiver.

Per saperne di più bisognerà ovviamente attendere il prossimo tavolo, già fissato per lunedì 7 febbraio.