In questo momento l’attenzione di studenti e docenti delle scuole superiori si focalizza sull’esame di maturità del prossimo giugno 2022, su cui le prime indicazioni del Ministero suscitano molte perplessità e malcontento fra i futuri maturandi. Nello stesso tempo, continua la procedura per la sperimentazione che porterebbe a ridurre il corso di studi da 5 a 4 anni: dai primi dati raccolti, tuttavia, si evince un fallimento della proposta, tanto valorizzata dal Ministero. Si tratta davvero di un flop?
La sperimentazione per le scuole superiori è stata un fallimento
Il Ministero dell’Istruzione, lo scorso 7 dicembre, ha lanciato una proposta di sperimentazione destinata a 1000 istituti, basata sulla riduzione da 5 a 4 anni del corso di studi delle scuole superiori a partire dall’anno scolastico 2022/23: hanno potuto presentare domanda di selezione non solo i licei, ma anche gli istituti tecnici. Nonostante il parere negativo espresso dal CSPI lo scorso novembre, il ministro Bianchi in più occasioni ha evidenziato il valore della sperimentazione, sostenendo che si tratta di un modo diverso di organizzare l’apprendimento, ampliando gli spazi dedicati alla didattica.
Tuttavia, non sembra esserci stata una grande adesione al progetto, come si evince dai dati riportati da ‘Il Sole 24 ore’ che testimoniano un vero fallimento: su 1000 posti disponibili, solo il 30% delle scuole superiori ha presentato domanda. Ciò ha spinto il Ministero dell’Istruzione a prolungare i termini di scadenza delle richieste di adesione al prossimo 14 febbraio.
Solo qualche dato per rendere l’idea: in Lombardia su 150 posti disponibili sono arrivate solo 48 richieste di attivazione, in Campania solo 40 a fronte delle 135, in Sicilia 29 richieste su una disponibilità di 96 posti.
Per Anief il flop è servito: incrementare l’obbligo scolastico
Per il sindacato Anief questa sperimentazione si è rilevata un vero e proprio flop: sin dall’inizio il sindacato ha espresso il suo parere contrario e ha sottolineato le conseguenze che un simile provvedimento avrebbe comportato, tra cui la riduzione del personale scolastico.
Invece di ridurre il corso di studi delle scuole superiori a 4 anni per l’Anief occorre estendere l’obbligo scolastico dai 16 ai 18 anni, così come ha dichiarato il presidente nazionale Marcello Pacifico in un comunicato: “I cinque anni di corso alle superiori non possono essere ridotti o compressati, ancora di più in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo di emergenza pandemica che rende più difficile l’apprendimento formativo. Ma la proposta ‘madre’ per noi rimane quella dell’estensione dell’obbligo scolastico da 16 a 18 anni, utile a ridurre gli abbandoni scolastici precoci, che attorno ai 16 anni raggiungono l’apice. E noi, anziché obbligarli a venire a scuola gli diciamo di lasciare la scuola e di andare così a fare i Neet”.
Secondo ANP, il Covid ha bloccato il decollo della sperimentazione
Per il presidente nazionale dell’ANP, Antonello Giannelli, il mancato decollo della sperimentazione per le scuole superiori quadriennali è da attribuire all’emergenza sanitaria: in un’intervista di qualche giorno fa rilasciata a ‘La Repubblica’, infatti, Giannelli ha sottolineato che, fino a quando le scuole saranno le succursali delle ASL, non avranno né tempo né voglia di pensare ad altro. Nella stessa occasione, tuttavia, ha affermato di trovare la proposta valida: “Occorre innanzitutto specificare che non calano le ore complessive: quelle che si fanno attualmente in 5 anni si faranno in quattro. Bisogna ovviamente superare la didattica frontale e modificare radicalmente il modo di fare scuola. E non si modifica neppure il bagaglio di conoscenze e competenze che dovranno acquisire gli studenti. Non dimentichiamo inoltre che in media, in Europa, gli studenti escono dalle superiori un anno prima”.
Vedremo se con la proroga dei termini di presentazione delle domande, altre scuole superiori vorranno prendere parte alla sperimentazione quadriennale.