“Insegnare senza farsi male”. Un libro che fornisce ai docenti strumenti concreti di gestione dell’emotività propria e dell’alunno. Oggi segnaliamo il libro “Insegnare senza farsi male” edito da UTET e scritto da Gaetano Cotena, Professore a contratto di Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Brescia, psicoterapeuta e docente di scienze Umane. Il libro fornisce strumenti relazionali concreti che con esempi ed esercizi di consapevolezza rappresentano un contributo di formazione necessario per permettere ai docenti di gestire l’emotività propria e degli alunni, soprattutto in questo momento così delicato per gli esseri umani.
Il libro – abbiamo chiesto all’autore – sta riscuotendo molto interesse tra i docenti. Come mai tutta questa attenzione a queste tematiche psicologiche e relazionali?
Perché in questo momento non c’è una formazione offerta dal sistema scolastico che intercetti questo bisogno dei docenti. Le istituzioni scolastiche organizzano corsi sulla didattica digitale, sulla trasversalità dell’educazione civica, sulla stesura della documentazione burocratica ma non ci sono corsi attualmente che entrino concretamente nelle parole e nei gesti che contribuiscono al benessere emotivo dei docenti e degli alunni, nonostante sia oggi più che in altri momenti storici, un tema centrale per le sollecitazioni derivate dalla pandemia. Neanche la formazione obbligatoria sull’inclusione entra nel dettaglio degli strumenti emotivi e relazionali necessari ad un docente.
Quali sono gli strumenti emotivi e relazionali necessari ad un docente e che vengono trattati in questo libro?
Sono gli strumenti della psicologia che vanno oltre le teorie proposte dagli attuali percorsi dei 24 CFU e di abilitazione al sostegno.
Si tratta di strumenti cognitivi, emotivi, relazionali e di consapevolezza che aiutano a rispondere concretamente ad alcune situazioni tipiche della relazione educativa e che permettono al docente di assolvere al suo ruolo di adulto significativo, capace cioè di gestire la propria emotività e di rappresentare un modello di riferimento per l’alunno. Strumenti che aiutano a rispondere alle domande lasciate parzialmente scoperte dalla attuale formazione.
In che modo questo libro contribuisce alla prevenzione dello stress in classe?
Fornendo innanzitutto esercizi di consapevolezza. Il docente entra in classe con la sua storia che incontra altre venti, trenta storie che sollecitano la sua. Ogni essere umano ha le sue situazioni elastico, come vengono definite in questo libro, situazioni cioè particolarmente stressanti per un individuo perché collegate alla propria storia, ai propri bisogni non soddisfatti nel presente o nel passato. Ogni volta che abbiamo una reazione troppo intensa o inadeguata difronte ad una situazione presente, dobbiamo chiederci quale parte di noi quella situazione sta richiamando, sta sollecitando. Quello che giunge a consapevolezze è meno probabile che venga agito d’istinto e in modo incontrollato. E uno dei doveri del docente è quello di offrirsi all’alunno come adulto stabile di riferimento, le cui caratteristiche sono delineate in questo libro.
Vengono anche forniti strumenti per la gestione dell’emotività?
Certamente. Non possiamo parlare di benessere a scuola senza conoscere come stare con un alunno in ansia, arrabbiato, triste, o felice.
È necessario che il docente conosca il lessico emotivo, affinchè non risolva le situazioni emotive con parole quali: “non devi essere in ansia, non devi essere triste, non devi essere arrabbiato. Un essere umano ha bisogno innanzitutto che gli vengano riconosciute le sue emozioni, solo così potrà imparare a riconoscersele e a gestirle. Passando attraverso il riconoscimento di un altro essere umano, significativo per lui.
Nel suo libro parla anche di orientamento alla felicità. Che cosa intende? Qual è la funzione del docente su questo aspetto?
Il docente può dare all’alunno il permesso di ascoltare i propri bisogni, di esternarli in modalità adeguata, di credere nei suoi desideri. Questa funzione ha un valore ancora più grande quando in famiglia questo permesso, non così scontato, non è stato dato.
Questa funzione del docente è fondamentale non soltanto nella crescita del bambino, ma soprattutto nel periodo delle scelte del futuro lavorativo o di studi.
Come può il docente contribuire ad una scelta libera del futuro professionale o di studi per esempi alla fine della terza media o delle scuole superiori? Come può l’insegnante stare accanto allo studente senza essere invasivo e senza contaminare la sua scelta con la proiezione delle proprie aspettative?
Lei si occupa da molti anni di formazione emotiva e relazionale dei docenti. Quali bisogni dei docenti emergono durante i suoi corsi?
Quando chiedo ai docenti: voi chiedete ai vostri studenti “come state” quando entrate in classe, prima di iniziare la lezione? Molti mi rispondono che non fanno questa domanda ai loro studenti, non tanto perché non gli interessi, ma perché non saprebbero gestire eventuali aspetti emotivi che potrebbero emergere dal racconto del loro stato d’animo. Ma questo significa perdere opportunità educative. Significa perdere la possibilità di aiutare lo studente o il bambino a fare consapevolezza e a manifestare i propri bisogni in modo adeguato. Per fare questo però bisogna essere formati.
A chi deve essere affidata la formazione emotiva e relazionale dei docenti?
La formazione su questi temi (sul come si sta con la gestione dell’emotività) va affidata agli psicologi e agli psicoterapeuti, che sono gli esperti della relazione perché la utilizzano addirittura come strumento di cura e possono mettere in comune con il mondo scolastico strumenti di rassicurazione (non di cura naturalmente perché l’ambito resta quello educativo) e di prevenzione del disagio facendo conoscere nel dettaglio cosa nuoce da un punto di vista relazionale ed emotivo ad un essere umano. Io stesso, se non fossi stato uno psicoterapeuta e non avessi avuto questi strumenti (che utilizzo senza mai confondere il piano della cura con quello dell’educazione), sarei stato un docente diverso, meno in grado di costruire una buona relazione con gli studenti e di prevenire le situazioni di stress in classe.
Dovrebbe secondo lei cambiare anche il processo di selezione degli insegnanti?
Rispondo con un’altra domanda. Se il sistema scolastico chiede di educare l’alunno alla gestione dell’emotività e alla buona relazione, come mai nell’iter selettivo dei docenti non compare una valutazione chiara della capacità di gestire la relazione e la propria emotività? Il sistema di selezione valuta in questo momento ancora la conoscenza dei contenuti, la capacità di utilizzare le metodologie didattiche e il digitale. Ma tutto questo, seppur solleciti l’emotività, non ha a che fare con la capacità di gestirla o di educare a gestirla. Questo aspetto relazionale ed emotivo della selezione dovrebbe riguardare anche i dirigenti scolastici.
INSEGNARE SENZA FARSI MALE – DEL PROF. GAETANO COTENA – EDIZIONI UTET