Tra le questioni più spinose in seno al mondo della scuola vi è lo stipendio percepito dal personale scolastico, sia docente che ATA: adesso ancora più di prima l’attenzione si concentra sulla retribuzione dei lavoratori della scuola, in vista del prossimo rinnovo contrattuale che a breve dovrebbe concretizzarsi e che dovrebbe sbloccare gli stipendi fermi ormai da diversi anni. Molti notano che il compenso dei colleghi precari in alcuni casi risulta maggiore di chi invece è di ruolo: come si spiega questa differenza?
Personale di ruolo e precari, entrambi penalizzati dallo stipendio
Lo stipendio costituisce sempre una tematica bollente per il mondo della scuola: retribuzione bloccata da diversi anni a causa del mancato rinnovo del contratto Scuola dal 2018 e stipendi tra i più bassi d’Europa. Gli aumenti stipendiali che si prevedono sono sempre irrisori, di poco conto e continuano a diffondere il malcontento di chi vive di e per la scuola.
Sia docenti di ruolo che assunti con contratto a tempo determinato hanno validi motivi per lamentarsi ed esprimere il proprio dissenso: chi è di ruolo, a parte quanto detto, deve fare i conti con il blocco dell’avanzamento economico per i primi 9 anni. Infatti, chi ha ricevuto l’assunzione a tempo indeterminato dal 2011 in poi, potrà conseguire il primo scatto di anzianità superato l’ottavo anno di servizio.
Il personale precario, pur svolgendo in modo regolare il proprio lavoro, invece, molto spesso si ritrova ad aspettare lo stipendio mensile anche per vari mesi, rincorrendo informazioni tra segreterie ed uffici della Tesoreria. Inoltre, solo ricorrendo a via legali, ultimamente, ricevono la giusta retribuzione, che tiene conto di RPD e CIA ingiustamente negati.
Retribuzione maggiore per i precari?
Ma lo stipendio dei docenti precari è più alto dei colleghi di ruolo? In realtà, chi è ha un contratto a tempo indeterminato percepisce una retribuzione paradossalmente più bassa di chi invece riceve incarichi a termine e rispetto a quando era a loro volta supplente: questo si spiega per via del maggior carico fiscale a cui si è sottoposti. Stipendi tra i 1.300 e i 1.400 euro che, per ben otto anni di seguito, non hanno possibilità di aumento. Secondo i calcoli, alla soglia della pensione, l’importo stipendiale è di circa il 50% dell’inizio della carriera.
Per l’ANIEF occorre intervenire sul CCNL
Per Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’ANIEF, “se lavori anche dieci o vent’anni anni con lo stesso stipendio, entri in ruolo e aspetti altri nove anni per un aumento, e dopo 35 anni altri sette senza aumento, prima di lasciare, fino a che non hai accesso alla pensione, alle soglie dei 70 anni, percependo un assegno di quiescenza più basso del 30 per cento rispetto all’ultimo stipendio che è già la metà dei colleghi tedeschi o d’Oltre Manica, allora c’è qualcosa che non va. Allora, significa proprio che il contratto della scuola che dovrebbe tutelare i diritti dei docenti e del personale Ata in realtà non fa i loro interessi. E quindi, quel Ccnl va cambiato. Altrimenti toccherà sempre al giudice sistemare le cose: perché alla fine il tribunale premia chi ci crede, chi è caparbio e chi ha la pazienza di attendere che la giustizia prevalga”.