Scuola, pensione anticipata: si avvicinano sempre di più le scadenze per presentare l’apposita domanda. In arrivo anche possibili tagli sull’assegno. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo e la replica dell’Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori). Le ultime novità.
Pensioni anticipate scuola: scadenze e tagli
Secondo quando divulgato attraverso una recente circolare del Ministero dell’Istruzione condivisa con l’Inps, tutto il personale scolastico avrà tempo per presentare la domanda per la pensione anticipata entro il prossimo 28 febbraio.
Le disposizioni riguarderanno sostanzialmente le seguenti misure:
- Opzione donna;
- Quota 102.
In particolare, coloro i quali decideranno di uscire con Opzione donna vedranno decurtarsi l’assegno pensionistico anche fino al 30%.
Più conveniente, invece, l’uscita anticipata con Quota 102, benché implichi necessariamente il raggiungimento dei requisiti (64 anni di età e 38 di contributi) entro e non il oltre 31 dicembre 2022.
Si ricorda, infatti, che tale misura ha carattere puramente transitorio ed è destinata a concludersi con la fine di quest’anno.
La replica dell’Anief
Alla luce di queste disposizioni che mettono in evidenza come spesso la pensione anticipata non rappresenti la soluzione migliore nel comparto scolastico, il presidente Anief Marcello Pacifico ha subito fatto sapere il proprio punto di vista.
“Il punto è che tutti gli insegnanti, il personale amministrativo, tecnico e ausiliario che non rientrano nei parametri minimi indicati nella circolare purtroppo con le regole attuali devono mettersi l’anima in pace e attendere 67 anni di età”. Ha subito dichiarato Pacifico.
“Questo per noi è inaccettabile, prima di tutto perché chi governa il Paese continua a ignorare l’alta percentuale di burnout tra i lavoratori della scuola. Per questo continuiamo a chiedere l’uscita con le stesse condizioni delle forze armate, quindi attorno a 60 anni e senza tagli”. Ha poi proseguito.
“Oggi si può lasciare il posto di lavoro un po’ prima solo se si accettano tagli pesanti alla pensione oppure a 67 anni […] andando infine a percepire assegni pensionistici sempre più bassi”.
Una realtà che in Italia accomuna moltissimi lavoratori.