Precariato e doppio canale di reclutamento: Bianchi al ‘bivio riforma’

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Riforma reclutamento e precariato, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dovrà affrontare la questione legata alla riforma del sistema di reclutamento prevista dal PNRR. Una riforma che, per altro, è stata già avviata nei mesi scorsi, viste le novità che hanno riguardato i concorsi, con la semplificazione delle prove. Quali sono gli scenari che potrebbero profilarsi in vista del prossimo anno scolastico 2022/23?

Riforma sistema reclutamento e doppio canale, il ministro Bianchi alle prese con il ‘nodo precariato’

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, una volta ultimate le modifiche alle regole sulla gestione dei casi Covid a scuola e messo a punto l’Ordinanza per la prossima maturità 2022, potrà finalmente dedicarsi alla riforma del reclutamento prevista dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il Capo del dicastero di Viale Trastevere annunciò la riforma nel dicembre scorso ma le problematiche legate all’emergenza sanitaria hanno prodotto uno slittamento nelle tempistiche.

Che cosa accadrà? Quali decisioni verranno prese dal ministro per modificare l’attuale sistema di reclutamento? Dopo essere intervenuti sui concorsi, con una semplificazione della procedura, il ministro dovrà prendere in esame su tutto ciò che precede tali selezioni, vale a dire gli aspetti che riguardano la formazione iniziale e l’abilitazione.

Anticipazioni sulla riforma reclutamento

Le prime anticipazioni fornite dallo stesso ministro Bianchi riguardano il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento tramite CFU: si è parlato di 60 crediti universitari nel settore pedagogico per poter partecipare ai concorsi. Di questi 60 CFU, 24 dovranno riguardare il tirocinio. Il superamento del concorso, poi, comporterà l’anno di formazione e prova, con valutazione finale. L’immissione in ruolo vera e propria arriverebbe con il superamento di questo percorso.

Aggiornamento GPS

Una riforma del reclutamento che, indubbiamente, è anche legata all’aggiornamento delle GPS, aggiornamento che dovrebbe prodursi già quest’anno, dopo il ‘minacciato’ rinvio contenuta nella bozza del nuovo regolamento per le supplenze.

La soluzione dovrebbe essere rappresentata da un emendamento ad hoc al decreto Milleproroghe che, in buona sostanza, andrebbe a prorogare di un anno, quindi anche per il 2022, le disposizioni contenute nell’Ordinanza Ministeriale N. 60/2020. Gran parte delle forze politiche stanno esercitando un forte pressing per la risoluzione positiva della questione.

La proposta della Lega sulla riforma del reclutamento

Il ministro Bianchi, però, dovrà presto guardare oltre l’aggiornamento delle GPS. Il vicepresidente della Commissione Cultura al Senato, Mario Pittoni, vuole incorporare, all’interno della riforma del reclutamento prevista dal PNRR, i contenuti presenti del DDL N. 1920, presentato due anni fa all’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. 

Gli obiettivi del responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega sono principalmente due: l’approvazione della norma relativa ai PAS (i percorsi formativi abilitanti all’insegnamento) e l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sostegno per chi possiede tre annualità di esperienza specifica. Oltre a questo, l’avvio della cosiddetta ‘fase transitoria‘ per il superamento del precariato cronico dei docenti.

Quello del doppio canale di reclutamento, poi, è un aspetto che il ministro Bianchi non potrà non tenere in considerazione, visto che le forze politiche della maggioranza sono quasi tutte d’accordo su questa soluzione, una soluzione, per altro, appoggiata anche dai sindacati.

Il disegno di legge del PD

Oltre alla soluzione proposta dalla Lega e dal senatore Pittoni, c’è il disegno di legge presentato dagli esponenti del Partito democratico, Francesco Verducci e Matteo Orfini. La proposta riguarda una serie di modifiche da apportare al sistema di reclutamento dei docenti. La nuova struttura andrebbe a prevedere una procedura concorsuale che farebbe accedere a due fasi formative successive e formatorie.

La prima delle due fasi riguarderebbe una fase transitoria finalizzata all’abilitazione dei docenti non di ruolo (ITP inclusi), docenti che, al momento dell’entrata in vigore del provvedimento, posseggano almeno 36 mesi di servizio negli ultimi 5 anni. La seconda fase, invece, sarebbe costituita dalla possibilità, per i docenti di ruolo, di transitare ad un’altra classe di concorso tramite percorso abilitante.

Ora la patata bollente passerà nelle mani del ministro Bianchi, atteso da una riforma del reclutamento che, almeno da queste premesse, dovrebbe portare diverse novità. Una riforma urgente che non potrà assolutamente concedersi il lusso di fallire, come avvenuto in passato.

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