Stipendi per il personale scolastico
Stipendi per il personale scolastico

Rinnovo contratto scuola, il Ministero dell’Istruzione ha presentato ai sindacati l’Atto di Indirizzo riguardante il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Un Atto di Indirizzo che ha suscitato parecchie critiche da parte delle organizzazioni sindacali, in relazione ai suoi contenuti. Flc-Cgil ha sottolineato come servano soprattutto investimenti economici, a partire dal tema riguardante la valorizzazione professionale dei docenti, tema che, inserito nell’articolo 24 del vecchio CCNL, non è mai andato avanti visto che non sono state stanziate le risorse necessarie per poterlo attuare.  Uil Scuola ritiene che occorra ‘un testo unico per la scuola e un contratto che parli con chiarezza del lavoro che si fa a scuola’, tenendo conto del clima di esasperazione che si respira nelle scuole.

Rinnovo contratto scuola, aumenti di stipendio? No, semmai di lavoro…

Per quanto riguarda gli aumenti di stipendio, la presentazione dell’Atto di Indirizzo del rinnovo contrattuale del pubblico impiego ha confermato l’assegnazione di un centinaio di euro, per altro lordi: per i docenti si potrebbe arrivare a 110 euro di aumento. Una partita che sembra ormai chiusa e che finirà per aggravare una situazione già pesantemente deficitaria. A complicare ancora di più le cose, il forte aumento dell’inflazione, con il ‘caro bollette‘ e gli aumenti dei prezzi dei beni di consumo. 

L’unico aumento degli ultimi dodici anni è quello del 2018, per altro solo del 3,48%. Il costo della vita, nel frattempo, si è alzato notevolmente. Per attenuare, per lo meno, gli effetti dell’inflazione servirebbero almeno 200-300 euro di aumento stipendiale per ogni dipendente. Ma le risorse non ci sono, servirebbero decine di miliardi di euro.

Rischio aumento di lavoro

A fronte di un aumento stipendiale da ‘elemosina’, si prospetta un altro problema, quello legato alla formazione, alle carriere e all’orario di lavoro effettivo. Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli Insegnanti di Venezia, mette bene in evidenza questo aspetto: ‘La formazione continua è un diritto e un dovere del personale che si esplica all’interno dell’orario di servizio”: così recita il testo presentato dal Ministro. Il problema sostanziale è come si interpreta il termine orario di servizio. Se si intende che nell’ “orario di servizio” si comprende tutto il periodo retribuito anche in assenza di attività didattica ordinaria (periodi di sospensione dell’attività didattica – Natale, Pasqua, periodi estivi) si tratta di fatto di un pesante aumento dell’orario di lavoro.

In questo momento per orario di lavoro oggettivamente si intende l’orario di cattedra più le 40 ore dedicate agli organi collegiali (collegio docenti e sue articolazioni) e le 40 ore dedicate ai consigli di classe. Vengono compresi nell’attuale orario di lavoro tutti i consigli di classe finalizzati alle valutazioni intermedie e agli scrutini finali. Ovviamente nella funzione docente restano tutti gli impegni in quantificabili relativi alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, ecc.’

Formazione e orario di servizio

Viene messo in particolare risalto il fatto che l’ulteriore impegno per la formazione dovrà tener conto del cosiddetto principio della “remunerazione per il lavoro svolto al di fuori dell’orario di servizio”. Dall’Atto di Indirizzo parrebbe si faccia riferimento ad un orario di lavoro con pagamento delle ore aggiuntive. Reberschegg sottolinea come si tratti di un aspetto ‘molto ambiguo, soprattutto non si capisce come sarebbero pagate le attività eccedenti’. 

Inoltre, per la quanto riguarda la formazione e l’orario di servizio viene reintrodotto il principio della valorizzazione e della carriera dei docenti. Il governo, in relazione al PNRR, si impegnerebbe ad introdurre una carriera per il personale della scuola. In merito all’organizzazione di questa “carriera”, però, non sono stati proposti ancora ufficialmente dei modelli.

La Gilda degli Insegnanti ha rimarcato la propria posizione, contro ‘il principio astratto di una carriera che, priva di una prevista regolamentazione nazionale concordata con le organizzazioni dei docenti, si trasformerebbe in una divisione all’interno di una categoria che ha nella collegialità dell’attività didattica il suo elemento costitutivo’.

Lavoro ‘a distanza’

Viene messo in risalto, infine, un altro aspetto contenuto nell’Atto di Indirizzo, quello del ‘lavoro a distanza come possibilità di esplicazione della funzione docente, nel rispetto della libertà di insegnamento e nell’ambito delle prerogative degli organi collegiali’. 

Un altro punto controverso, secondo Gilda degli Insegnanti, in quanto c’è il pericolo che si pretenda che i docenti continuino la triste esperienza della DAD e della DDI in casi decisi dagli organi collegiali dove il loro ruolo appare spesso schiacciato sulla figura del Dirigente Scolastico’.