Istanze Online
Istanze Online

Domande per le Graduatorie Provinciali per le Supplenze, il Consiglio di Stato, in una recente sentenza (la N. 829 del 7 febbraio 2022) ha stabilito il principio, secondo il quale, le istruzioni online fornite dal Ministero dell’Istruzione ai fini della presentazione delle domande per le GPS debbano essere comprensibili e non equivocabili. Come sottolinea ‘Il Sole 24 Ore’, non devono mai essere tali da indurre i docenti ad errori e ad una mancata valutazione di alcuni titoli posseduti. 

Aggiornamento GPS, le istruzioni del Ministero per le domande devono essere inequivocabili: sentenza Consiglio di Stato

Come riporta il portale ‘dirittoscolastico.it’, la VI sezione del Consiglio di Stato ha emesso la sentenza N. 829 del 7 febbraio 2022 che si riferisce al caso di un professore che aveva presentato una domanda di inserimento nelle GPS. Successivamente, però, accorgendosi di aver dimenticato alcuni dati, il docente ha provveduto ad annullare l’istanza per presentare, subito dopo, una nuova domanda ‘in aggiornamento‘, attenendosi alle istruzioni date.

In fase di pubblicazione delle graduatorie, il docente si è visto valutare solamente il titolo culturale indicato nella seconda istanza, mentre tutti gli altri dati contenuti nella prima domanda non erano stati presi in considerazione. Ragion per cui, il professore si è ritrovato in fondo alla graduatoria.

Il TAR locale, in primo grado, ha respinto il ricorso del docente, motivando tale decisione con il principio di autoresponsabilità, in merito al fatto che abbia commesso una dimenticanza. Il Consiglio di Stato, però, ha ribaltato tale decisione, riportando la frase contenuta nelle istruzioni fornite dal Ministero dell’Istruzione che parlava di ‘annullamento del precedente inoltro’ e della possibilità di accesso in aggiornamento.

Il Consiglio di Stato ha sottolineato come il Ministero abbia usato la parola ‘aggiornamento‘ e non la locuzione ‘proposizione di una nuova domanda’ come conseguenza dell’azione di annullamento. Il docente, in buona sostanza, era convinto di aggiornare/integrare la propria domanda e non certamente di annullare l’istanza inviata in precedenza.

La sentenza del Consiglio di Stato ha ribadito come il comportamento dell’appellante sia stato ‘frutto dell’equivocità delle istruzioni che lo hanno indotto a compiere alcune attività che poi gli si sono rivolte contro’.

Riportiamo qui sotto il testo della sentenza riportata dal portale www.giustizia-amministrativa.it

SENTENZA