Riforma pensioni 2023: la trattativa tra governo e sindacati sul fronte pensionistico pare ormai volgere al termine, ma quali sono nel concreto le ipotesi ancora in gioco? Al momento sembrano infatti delinearsi principalmente tre vie percorribili. Vediamo subito quali.
Riforma pensioni 2023: tutte le ipotesi possibili
Come abbiamo più volte ricordato, con la fine del 2022 scadrà anche Quota 102. La misura di anticipo pensionistico provvisoria che consente di lasciare il lavoro a 64 anni di età e 38 di contributi versati. Nel frattempo, governo e sindacati stanno ormai volgendo al termine della trattativa, delineando una serie di strade percorribili per il superamento della Legge Fornero.
A tal proposito, nel corso dell’ultimo incontro si è di fatto cercato di mettere un po’ d’ordine fra le proposte finora avanzate. Giunti ormai al rush finale, le principali soluzioni al problema previdenziale sembrerebbero essere sostanzialmente tre:
- individuare una finestra di uscita a 64 anni di età, con delle penalità per chi decide di anticipare la quiescenza (proposta Raitano);
- flessibilità a partire dai 62 anni o con 41 di contributi a prescindere dall’età e senza penalizzazioni (ipotesi sostenuta dai sindacati);
- suddividere la pensione in due quote, una contributiva ottenibile a 63-64 anni di età ed una retributiva da riscuotere al raggiungimento dei 67 anni (Inps).
In parallelo, si starebbero inoltre valutando una serie di misure a sostegno dei lavoratori più deboli, quali giovani, donne e usuranti.
Cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi?
In un simile scenario è altamente probabile che l’ipotesi dei sindacati venga alla fine scartata. Più concrete, invece, la proposta dell’economista Michele Raitano e quella formulata dall’Inps. Ad ogni modo, ci si aspetta che il governo nel corso dei prossimi mesi cerchi almeno in parte di andare incontro alle richieste dei sindacati, optando per una forma di flessibilità in uscita a partire dai 64 anni e con 20 di contributi versati.
L’esecutivo sarebbe, inoltre, disponibile ad abbassare la quota di 2,8 volte l’assegno minimo per chi è interamente nel sistema contributivo e vuole accedere al pensionamento anticipato ed è disponibile ad estenderlo a chi è nel sistema misto se rinuncia ad utilizzare il metodo retributivo anche per gli anni che rientrerebbero in questo sistema.