Covid, l’assenza del protocollo e la convinzione del Mi

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Covid, dal primo aprile la scuola è senza un protocollo. Le conseguenze per i Dirigenti. Restano alcune regole superate dalla scienza medica. La soluzione dei dispositivi di ricambio dell’aria, stenta a realizzarsi.

Covid, la scuola è senza protocollo

Covid, dal primo aprile, è confermata la linea del governo: convivere con un virus meno cattivo. Da qui l’allentamento di alcune limitazioni, volte a decretare la fine della pandemia per legge. Il Decreto del 4 febbraio ha avviato la suddetta strategia che ha di fatto azzerato le quarantene, la Dad…

Ora, il nuovo provvedimento (24 marzo) imprime un’ulteriore accelerazione al processo. È coerente con la fine dello stato d’emergenza. Forse troppo! Comunque, per la scuola, i provvedimenti più significativi sono l’ulteriore stretta sulle quarantene che coinvolgono solo i contagiati e il rientro del personale non vaccinato.

Fatta questa premessa, occorre evidenziare, però, l’assenza del nuovo protocollo anti-Covid. Non è stato firmato, in quanto è stato ritenuto dai sindacati inadeguato a proteggere il personale scolastico e gli studenti. Basti pensare alle classi pollaio e quindi alla conferma del distanziamento solo raccomandabile e non ultimo, come scritto sopra, al rientro dei docenti non vaccinati (36 ore lavorative).

L’assenza del protocollo anti-Covid, innanzitutto espone civilmente e penalmente i Dirigenti scolastici. La criticità è ben evidenziata da ItaliaOggi (4 aprile). Secondo il quotidiano economico, finora l’esenzione era assicurata dall’articolo 29 bis del decreto legge 23/2020 che richiedeva al Dirigente il semplice rispetto del protocollo. Venendo meno quest’ultimo, si rischiano denunce anche per il danno tanatologico (decesso del lavoratore per Covid).

Confermata la linea del contagio per contatto

Detto questo cosa resta ancora valido? La norma principe, ma poco rimarcata è la pulizia e la sanificazione quotidiana dei locali. L’operazione è facilitata dall’assenza di qualunque materiale didattico a scuola. Quante classi, però ancora rispettano la norma?

Si vuole evidenziare però la criticità insita in questo provvedimento. Il Mi continua a ritenere che i contagi avvengano per contatto diretto, scambiandosi ad esempio il materiale didattico. Le recenti ricerche (Arpa Piemonte e l’Università di Torino e per la parte teorica e modellistica l’Università di Cassino e la Queensland University of Tecnology), però, evidenziano che il contagio avviene soprattutto per via aerosol, non solo attraverso le goccioline più pesanti, ma anche con quelle leggere. Quest’ultime possono agire anche oltre il metro di distanza.

La soluzione dei dispositivi di ricambio d’aria

Ne consegue che sono poco efficaci le mascherine e ancora meno il distanziamento raccomandabile di un metro in classi pollaio. La soluzione è semplice: i dispositivi di areazione e ricambio d’aria. Purtroppo l’intera procedura (linee-guida, protocollo, appalti…) è ferma. A febbraio era stato approvato un emendamento (Milleproroghe) che impegnava il governo a emanare entro trenta giorni le linee-guida. Poi più nulla.

Il  Comitato nazionale IdeaScuola conferma lo stallo. “Dove sono le linee guida sull’aerazione?Ovviamente oltre alle linee guida tutt’ora inesistenti, servono investimenti mirati e una programmazione efficace per attrezzare tutte le scuole del Paese ed evitare il rimpallo di responsabilità fra enti regionali e locali, perché tutti gli alunni hanno uguali diritti allo studio e alla salute da Bolzano a Ragusa.”

È plausibile che i problemi siano di natura economica. È sempre lo stesso canovaccio: i soldi non ci sono per abolire le classi pollaio, per installare i sistemi d’areazione e altro ancora, mentre sono immediatamente disponibili per la difesa militare. Alla fine, il tutto si riduce a cosa è importante. E la scuola, purtroppo non è in cima ai pensieri dei nostri politici.

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