DEF, come il governo Draghi taglia le spese per la scuola

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Ancora tagli per la scuola nei prossimi anni, anche sotto il Governo Draghi, nonostante le promesse. Lo si legge nel testo del Documento di economia e finanza 2022 (DEF). Il documento è pubblico sul sito del Tesoro e consultabile. Come riporta Money, si è subito notato come gli investimenti promessi dal governo Draghi per la scuola non sono stati rispettati, e che la spesa per la scuola, tra il 2022 e il 2025 viene ridotta di 1/2 punto di Pil.

DEF e scuola: ancora tagli

Il DEF prevede tagli per la scuola, ma non solo. Come abbiamo spiegato ieri, prevede anche che gli aumenti degli stipendi siano legati ai tagli di spesa pubblica. I sindacati si sono già dichiarati contrari a queste misure. La giustificazione dei tagli non sembra nemmeno sufficientemente valida.

La motivazione data da Draghi è legata al calo demografico e alle previsioni sulla riduzione della popolazione scolastica negli anni futuri. Ma semmai, fanno notare i sindacalisti, questo avrebbe dovuto suggerire misure di tipo diverso, come la riduzione delle classi pollaio o favorire aumenti stipendiali a fronte di un numero inferiore d’insegnanti da assumere.

Il calo demografico è una ragione valida?

Secondo il Ministero dell’Economia, la scelta di tagliare la spesa per la scuola prevista nel DEF, è obbligata. Nella bozza del testo si legge:

“Da tempo le proiezioni ufficiali evidenziano una tendenza generalmente comune, anche se con intensità diverse nei paesi dell’Unione Europea, a un rapido invecchiamento della popolazione. Ciò comporta, in primo luogo, una riduzione significativa della popolazione attiva e un maggiore carico su di essa delle spese di natura sociale.”

La motivazione è legata alla previsione che in futuro i costi dei sistemi pensionistici e dell’assistenza sanitaria aumenteranno, per cui gli investimenti devono essere concentrati lì.

Secondo la tabella delle previsioni di spesa:

  • nel 2020 la spesa per l’istruzione è stata pari al 4% del totale,
  • scenderà al 3,5% nel 2025
  • dovrebbe mantenersi intorno al 3,4-3,5% negli anni successivi.

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