classi pollaio
classi pollaio

A caratterizzare il sistema scolastico italiano degli ultimi anni è il malcostume delle classi pollaio, che con frequenza sempre maggiore rappresentano la realtà di molte scuole italiane. Il personale scolastico, in primo luogo docente, deve fare giornalmente i conti con questa difficile situazione, che purtroppo rimarrà anche in futuro visto la ristrettezza delle risorse destinate all’aumento dell’organico. Il sindacato Anief ha messo in luce le criticità della questione.

Il problema delle classi pollaio

Quello delle classi pollaio sta diventando ormai un problema di vecchia data per la scuola: ogni anno, infatti, i docenti devono fare i conti con classi molto affollate, che rendono più complesso il processo di insegnamento apprendimento. A niente sembrano essere serviti questi due pesanti anni di pandemia se il numero di alunni per classe non diminuisce: si avranno fino a 25 alunni per la scuola primaria, fino a 26 per la secondaria di I grado, e fino a 27 per  quella di II grado, con la probabilità che possano ulteriormente aumentare.

Si confermano, infatti, i parametri previsti dal dimensionamento introdotto con il DPR 81/2009.

Con un nulla di fatto si è risolto il Decreto Interministeriale promosso dai Ministri dell’Economia Franco e dell’Istruzione Bianchi voluto in seno alla Legge di Bilancio 2022. Questo a causa dell’invarianza finanziaria in pochissime unità di personale aggiuntivo: appena 8.741 docenti in più per formare classi in deroga agli attuali criteri.

Dissenso da parte di Anief

Il sindacato Anief denuncia tale situazione e rilancia la questione: “Il Parlamento approvi le proposte di legge presentate dai partiti di maggioranza e opposizione sulla revisione dei criteri relativi al dimensionamento”, afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato. “Bisogna assolutamente recuperare un punto percentuale almeno nel rapporto alunni–insegnanti, come pure reintegrare un quarto dei posti tagliati al personale ATA e garantire la sicurezza nelle aule nel rispetto dei metri quadrati per ogni singolo alunno”. “Per migliorare anche gli apprendimenti […] bisogna intervenire con organici differenziati per istituto: meno di 9 mila posti in più per l’anno prossimo, su 1,2 milioni di personale, costituiscono infatti una goccia nel mare” – continua – “Il governo mantenga piuttosto l’impegno di aprire un confronto, rispettando quello preso a maggio a Palazzo Chigi con il Patto per la scuola sottoscritto con noi sindacati”.

Inoltre, Pacifico pone l’accento su un’altra importante ripercussione che le classi pollaio purtroppo contribuiscono a determinare: la difficoltà maggiore nel contrastare la dispersione scolastica. “C’è da risolvere il problema dei Neet, cioè dei tanti giovani che non studiano e non lavorano. Purtroppo per combattere l’uscita precoce dai banchi e il problema della dispersione scolastica non servono 8 mila insegnanti in più”, ma almeno dieci volte tanto, quindi “almeno 80 mila docenti aggiuntivi: anche così sarebbero pochi”, afferma il sindacalista.