Immissioni in ruolo docenti 2022/23, si profila un nuovo ‘clamoroso flop’

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Immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2022/23, la nuova riforma del reclutamento proposta dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, non ha certamente soddisfatto il mondo della scuola: anzi, la bozza del nuovo provvedimento è stata duramente criticata da sindacati e forze politiche.

Siamo già nel mese di aprile e cresce la preoccupazione in vista delle assunzioni dei docenti per il prossimo anno scolastico: certamente non mancano le ragioni per pensare di poter andare incontro ad un nuovo disastro, con un altro numero record di supplenze dietro l’angolo.

Immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2022/23, cresce la preoccupazione per un nuovo fallimento a settembre

A proposito delle prossime immissioni in ruolo, alla luce di quanto prospettato nella riforma del reclutamento, il presidente Anief, Marcello Pacifico, ha sottolineato la profonda preoccupazione per ciò che potrà succedere: ‘Sono 90mila le cattedre vacanti nella scuola – ha dichiarato il leader sindacale – considerando l’organico di fatto, in particolare le cattedre in deroga sul sostegno agli alunni disabili, e il mancato utilizzo di tutte le GPS per le immissioni in ruolo, come pure la mancata applicazione delle direttive della Commissione europea sull’assunzione a tempo indeterminato dei precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, per il prossimo mese di settembre si prospettano oltre 200 mila supplenze da coprire’. 

Una situazione che il Ministero dell’Istruzione non può evitare di prendere in considerazione, anche perché se non si mettono in campo urgentemente delle opportune soluzioni, si rischia di andare incontro ad un nuovo clamoroso flop a settembre, per quanto riguarda la copertura delle cattedre.

Doppio canale di reclutamento, soluzione che non si può più rinviare

‘Il Ministero dell’Istruzione deve sapere quali sono i provvedimenti non più rinviabili – ha sottolineato Marcello Pacifico – ad iniziare dal doppio canale per stabilizzare oltre 200 mila precari, pari ormai ad un posto da insegnante su quattro.

La richiesta non è un nostro ‘capriccio’ – ha precisato il presidente Anief – ma l’ha in qualche modo chiesta l’Europa, poiché introdotta come punto centrale nel PNRR. Perché ci sono anche decine di migliaia di precari risultati idonei nei concorsi, ma fino ad oggi incredibilmente lasciati fuori delle graduatorie dei vincitori pur essendo di fatto tali. 

Se non si prendono queste decisioni – ha concluso Marcello Pacifico – anche la prossima estate le procedure di immissione in ruolo sono destinate a trasformarsi in un clamoroso flop, ripercorrendo quanto accaduto lo scorso anno quando furono sottoscritti meno della metà di contratti di ruolo già finanziati da quello stesso MEF che oggi certifica quasi 100mila cattedre vacanti nella scuola pubblica italiana‘.

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