Che la scuola italiana abbia molte pecche non è una novità. Dal precariato mai sanato, agli stipendi bassi, agli scatti di anzianità che saranno basati sulla formazione, fino ad arrivare ad una imminente riforma del reclutamento che, come da più parti prospettato, risulterebbe impraticabile e troppo intricata. Il futuro della scuola è però appesantito da ulteriori aggravamenti.
La denatalità di cui si è sentito spesso parlare sta riportando conseguenze anche in ambito scolastico, così come ha “denunciato” pochi giorni fa il giornale ‘Repubblica’.
A farne le conseguenze sarà, in particolare, il personale docente. Già si parla infatti di un aumento degli insegnanti in sovrannumero e di una riduzione delle domande di trasferimento che potranno essere accolte.
Cala il numero degli iscritti
I dati sono stati annunciati dallo stesso Ministero dell’Istruzione: il prossimo anno scolastico vedrà circa 120 mila iscritti in meno. E questa diminuzione sarebbe la diretta conseguenza del progressivo calo del tasso di natalità, destinato a scendere ulteriormente per i prossimi anni se consideriamo gli effetti della crisi economica.
Non dimentichiamo poi anche come, a seguito della pandemia, la realtà della scuola parentale si sia progressivamente affermata, sottraendo alunni alle scuole pubbliche.
Docenti in sovrannumero e domande di trasferimento
Inevitabilmente il calo del numero di alunni non può che riflettersi anche sul personale docente.
Si parla infatti di un migliaio di insegnanti che perderà la titolarità della cattedra trovandosi in soprannumero, e che sarà quindi costretto a presentare domanda di trasferimento.
Aggiungendosi un maggior numero di docenti sovrannumerari, la mobilità non potrà essere soddisfatta per tutti, dovendo dare la precedenza, nell’accoglimento delle domande, proprio ai perdenti posto. A farne le spese saranno quindi soprattutto i molti insegnanti fuori sede che vorrebbero tornare a casa.