Dopo la notizia della proposta dell’ANP del Lazio di porre un freno alle comunicazioni tramite chat tra docenti, genitori e studenti, nel mondo della scuola si è acceso il dibattito sulla questione: ci si chiede se non si stia abusando dell’uso di Whatsapp per trasmettere avvisi e chiedere informazioni o chiarimenti. Di certo c’è che, come in ogni situazione, anche per questa occorre molto buon senso.
Con le comunicazioni via chat i docenti lavorano oltre l’orario previsto
A seguito della decisione dei dirigenti scolastici del Lazio di porre un freno all’uso delle chat per le comunicazioni tra scuola, alunni e famiglie, molte sono le discussioni scaturite in merito, sia sui social che sulla stampa di questi giorni. Emergono le posizioni, a volte diverse, di sindacati, docenti, presidi, alunni e genitori.
I due anni di pandemia che abbiamo vissuto hanno cambiato molti aspetti della vita scolastica, tra cui anche la comunicazione tra scuola e utenti: molto spesso, infatti, per facilitare e velocizzare tali comunicazioni, si sono bypassati i canali ufficiali, ricorrendo la maggior parte delle volte alle chat via Whatsapp. Però, man mano, la richiesta di informazioni è diventata sempre maggiore, tanto che a tutt’oggi, con l’emergenza sanitaria rientrata, ancora i docenti ricevono a tutte le ore e in qualsiasi giorno, compresa la domenica, richieste di chiarimenti sia da parte degli alunni che dei genitori. Molti infatti sono i commenti su Facebook di maestri e professori che testimoniano come, anche il sabato e la domenica, o la sera, arrivino messaggi e domande di studenti e mamme.
Occorre rispettare gli orari per comunicare e tutelare il diritto alla disconnessione
Ciò determina un’esagerazione, anche perché gli insegnanti non sono tenuti a lavorare h 24, festivi inclusi: “Un docente non opera come tale 24 ore su 24, ci sono gli orari da rispettare per parlare con i professori che non possono essere bersagliati di messaggi e domande a tutte le ore“, afferma all’Adnkronos Antonello Giannelli, presidente nazionale ANP.
Da tutelare è pertanto anche il diritto alla disconnessione dei docenti: “Da evidenziare che il contratto nazionale di lavoro dovrà parlare di disconnessione e dovrà fissare dei limiti, dovrà formare un recinto all’interno del quale il lavoratore è tenuto a connettersi, a collegarsi, a leggere la posta e ricevere comunicazione formali”, afferma Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola. Le chat rappresentano una comunicazione veloce, molto più adatta alle situazioni urgenti, ma non possono infatti sostituirsi agli atti formali, che all’interno della scuola sono necessari.