Formazione, carriera e stipendi docenti: le misure previste dalla riforma della scuola del ministro Bianchi, approvata ieri, 21 aprile, dal Consiglio dei Ministri non piacciono a tanti. Sin da subito, quando era ancora in corso il CdM , i sindacati, con una nota congiunta, hanno espresso il loro dissenso. All’indomani dell’approvazione, relativamente all’aspetto che unisce formazione e aumenti stipendiali, la Flc Cgil e la Cisl Scuola approfondiscono la questione in due rispettivi comunicati stampa, da cui si evincono valutazioni critiche e negative.
Le decisioni sulla formazione, carriera e stipendi dei docenti non hanno coinvolto i sindacati
Suscitano molta disapprovazione le misure previste dalla riforma della scuola approvata ieri, 21 aprile, dal Consiglio dei Ministri: oltre alle forme di reclutamento delineate, nel centro del mirino delle polemiche sono anche formazione, carriera e stipendi dei docenti di ruolo, aspetti che diventano concatenati tra loro. Un lato positivo, se proprio dobbiamo trovarlo, c’è: per la prima volta, dopo mesi, i sindacati hanno fatto fronte comune, trovandosi d’accordo nel non poter accettare l’approvazione di tali misure.
Un primo aspetto fortemente critico, tuttavia, sta proprio nella condizione o meno dell’accettazione: il Ministro Bianchi, nello stabilire percorsi e modalità di valorizzazione professionale, infatti, non ha coinvolto e reso partecipi le sigle sindacali, di fatto bypassando il rinnovo del contratto e procedendo per via legislativa. Aspetto molto grave per un governo tecnico, che ha scelto la via del non confronto con le forze sociali.
Il disappunto della Cisl Scuola
“Agendo in questo modo il Governo non solo fa carta straccia degli impegni sottoscritti nel Patto per la scuola, ma pregiudica fortemente le stesse possibilità di un rinnovo del contratto” – afferma Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola – “vanificando oltre tutto gli sforzi fatti per reperire faticosamente per la scuola risorse aggiuntive a quelle contenute nella legge di bilancio e poter delineare un livello decente di incremento retributivo, possibilità che rischia oggi di essere del tutto compromessa”.
“Immaginare che gli sviluppi di carriera possano avvenire a costo zero, senza aggiungere risorse ma dovendole ricavare da quelle complessivamente disponibili, significa ridurre l’entità degli aumenti contrattuali cui tutto il personale ha diritto, specie in presenza di una ripresa dell’inflazione che colpirà duramente il potere d’acquisto delle retribuzioni”, continua.
Le valutazioni negative della Flc Cgil
Per la Flc Cgil, su formazione, carriera e stipendi dei docenti il metodo decisionale e i contenuti proposti sono irricevibili. In un comunicato, il sindacato esordisce dicendo che organizzerà la mobilitazione della categoria perché salario, orario e carriera si discutano contrattualmente: occorre pertanto subito l’atto di indirizzo per aprire le trattative in sede ARAN.
Così il sindacato riassume quanto previsto su formazione, carriera e stipendi: “Un meccanismo non universale e che utilizza risorse già della scuola, quelle della card docente e quelle del MOF. Come a dire: togliamo risorse già destinate a tutta la platea docenti per darli ad una platea ristretta; un organismo (la Scuola di Alta formazione) di vertice che tutto predispone, di tutto dispone e tutto controlla”. Per questi motivi ritiene che, su queste basi, non vi sia spazio alcuno di confronto.