Ancodis: ‘Decreto Bianchi, una mancata rivoluzione culturale’

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato inviatoci da Ancodis.

Decreto Bianchi, una mancata rivoluzione culturale

Se nel decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 aprile si pone una significativa attenzione al tema del reclutamento e della formazione in ingresso e in servizio, nulla si dice sul tema della valorizzazione delle professionalità che operano all’interno della scuola.

I collaboratori dei dirigenti scolastici e le figure di sistema iscritte ad Ancodis ritengono che sia stata fatta una scelta politica che ancora una volta nega un’evidenza e cioè che la scuola italiana si sostiene sul lavoro di migliaia di donne e uomini impegnati quotidianamente nel funzionamento organizzativo e didattico in favore della propria comunità scolastica.

Siamo stati fiduciosi che tra le novità, oltre alle modalità di reclutamento e al valore aggiunto riconosciuto alla formazione, si fosse posta l’attenzione a 360° alla professione docente.

Rileviamo, purtroppo, che sembra permanere una visione miope e arcaica che continua a non dare meritato rilievo alla qualità e alla quantità del LAVORO espletato a scuola nelle varie modalità e in tempi diversi.

Abbiamo creduto invano che il Governo Draghi ponesse finalmente e con coraggio le basi per quella “rivoluzione culturale” di cui la scuola ha tanto bisogno e che non può che essere il motore di un sistema scolastico moderno e più europeo.

Nel Patto per il rilancio della Pubblica Amministrazione è stata chiaramente definita la volontà di porre l’attenzione alla “valorizzazione di specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze e conoscenze specialistiche, nonché in grado di assumere – con la formazione – responsabilità organizzative e professionali”, certamente riconducibile al middle management scolastico.

Ci ritroviamo, invece, con un decreto legge nel quale la valorizzazione delle diverse professionalità e il sostegno al merito restano connotati da una insopportabile indifferenza.

La formazione prevista in ingresso e resa strutturale in servizio rischia di portare ad una deformazione del sistema che – seppur contrassegnato da una giusta attenzione alle modalità di ingresso – resta molto indebolito per l’assenza di attenzione alla vera valorizzazione professionale.

Insomma, se il Ministro ha voluto fare un passo avanti sul tema del reclutamento ne ha fatto uno indietro su quello della valorizzazione della professione docente!

Auspichiamo, allora, che in sede di confronto parlamentare e con le parti sociali si proceda alle necessarie e illuminate correzioni.
ANCoDiS

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