sentenza
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Molte scuole, in maggior misura istituti comprensivi, grazie all’autonomia scolastica decidono di modulare il proprio orario di lezione su 5 giorni invece che su 6, applicando di fatto il sistema della settimana corta.

Su tale organizzazione, come per ogni questione, vi possono essere aspetti positivi e allo stesso tempo negativi, in base alle circostanze e ai punti di vista: per i genitori di un alunno di Foggia con un Disturbo Specifico dell’Apprendimento tale strutturazione oraria avrebbe causato difficoltà per il proprio figlio. Il Tar della Puglia gli dà ragione.

Settimana corta introdotta ad anno iniziato in una scuola del foggiano

In una scuola secondaria di I grado della provincia di Foggia, ad anno iniziato, e più precisamente a ridosso della fine del I quadrimestre, la dirigente scolastica comunica alle famiglia la decisione adottata dal Collegio docenti e Consiglio di Istituto di rimodulare l’organizzazione oraria, introducendo la settimana corta.

I genitori di un alunno, a cui è stato regolarmente certificato un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, hanno ritenuto che l’introduzione di tale sistema orario avrebbe avuto ripercussioni negative sul processo educativo e didattico del proprio figlio, per cui, secondo la normativa, gli insegnanti hanno disposto un Piano didattico personalizzato, strutturato però su sei giorni di lezione.

La famiglia aveva iscritto il figlio all’indirizzo digitale e musicale sulla base di una offerta formativa con frequentazione settimanale a sei giorni: durante gli ultimi giorni del mese di ottobre 2021, però, la dirigente ha proposto l’adozione della settimana corta, riducendo i giorni di lezione da 6 a 5, ma aumentando così le ore di scuola giornaliere, arrivando anche a 7 ore consecutive.

Il ricorso al TAR

Quando il 21 gennaio scorso la preside ha dato comunicazione che da lì a breve si sarebbe attivata la nuova modulazione oraria, la famiglia ha presentato ricorso al TAR della Puglia. Come riporta ‘Repubblica’, tra le motivazioni, oltre ovviamente un sovraccarico e la troppa fatica per lo studente con DSA derivato dal nuovo sistema, anche la “violazione delle norme giuridiche poste a tutela della sicurezza degli alunni, in quanto con l’istituzione della settimana corta verrebbe meno la vigilanza all’ingresso e all’uscita della polizia locale”.

I giudizi, accogliendo l’istanza della famiglia, nella sentenza spiegano che “negli alunni con disturbi specifici di apprendimento l’aumento delle ore di lezione in un singolo giorno, potrebbero comportare un affaticamento, soprattutto mentale, conseguente a un eccesso di applicazione, che si deve quantomeno valutare in prospettiva, nel duplice profilo psicologico e didattico” che si dovrebbe quindi prendere “in considerazione all’atto di decidere che anche il piano didattico personalizzato dell’alunno debba adeguarsi all’organizzazione generale della scuola”.

Inoltre, sottolineano che: “Il ricorso è fondato, perché il provvedimento di riduzione dei giorni settimanali di lezione viola precedenti delibere del consiglio d’Istituto e del collegio dei docenti che prevedono la settimana lunga e non tiene conto del fatto che per quello specifico studente si era predisposto un piano didattico personalizzato a 6 giorni”.