La certificazione non corretta di un voto può rappresentare per l’alunno che la riceve un brutto colpo, soprattutto quando le aspettative sono alte. Ma anche per la scuola un eventuale refuso in pagella può non passare inosservato: in alcuni casi, anzi, può costare tantissimi euro a causa dei danni morali provocati allo studente. Di seguito, la vicenda di una studentessa che ha presentato ricorso al Tribunale di Milano, il quale le ha dato ragione, ordinando il risarcimento.
L’importanza della certificazione del percorso formativo
Come sappiamo, la scuola gioca un importantissimo ruolo nella crescita formativa ed educativa di ogni alunno: un compito principale è quello legato alla costruzione dei saperi e del processo di apprendimento degli studenti, processo che giunto al termine di ogni anno e ciclo di istruzione si deve documentare attraverso una certificazione ufficiale. A questo servono le pagelle o pagellini, la cui attestazione diventa parte integrante del sistema scolastico, da cui non è possibile prescindere nel percorso formativo di tutti gli studenti.
Essendo un atto ufficiale, occorre prestare una profonda attenzione nella fase in cui si compila tale certificazione: come riporta ‘Il Sole 24 Ore’, per un refuso in pagella, una scuola secondaria di II grado di Milano si ritrova a dover pagare migliaia di euro ad una studentessa la cui famiglia ha presentato ricorso al Tribunale meneghino.
Un refuso in pagella costa tantissimi soldi alla scuola
Per un voto sbagliato sul certificato scolastico di fine anno, infatti, l’alunna ha vissuto la sua festa del diploma in modo totalmente inatteso: nella materia in cui eccelleva, la votazione in cifre sarebbe stata “zero”. Tale situazione non ha permesso alla studentessa di gioire del meritato traguardo raggiunto, mettendola in difficoltà prima di ogni cosa tra i suoi compagni. Questo refuso in pagella è, però, costato tanto alla scuola: il Tribunale di Milano, infatti, con la sentenza emessa il 25/03/2022, ha ordinato un risarcimento pari a ben 10.000 euro a causa della lesione del diritto all’istruzione, che a sua volta include anche il diritto ad una corretta valutazione.
Secondo il giudice meneghino non si può non tenere conto dei gravi danni morali provocati dalla disattenzione della scuola, che non ha permesso alla ragazza di vivere con spensieratezza uno dei momenti certamente non ripetibili e significativi della vita di ogni studente. Bisognerà vedere adesso chi dovrà pagare tale cifra.