Mentre si avvicina sempre di più la scadenza di Quota 102, il confronto sulle pensioni sembra non essere ancora arrivato ad un punto di svolta; ma quali saranno nel concreto le possibili alternative alla Legge Fornero a partire dal 2023? Quanto potrebbe perdere chi intende lasciare il mondo del lavoro in anticipo?
Pensioni 2023: le possibili alternative alla Legge Fornero
Alla fine dell’anno anche Quota 102 cadrà ufficialmente in disuso. Tuttavia, al momento, governo e sindacati non sembrano aver ancora trovato un accordo sul superamento della Legge Fornero. Se, infatti, la riforma dovesse essere ulteriormente rimandata, i lavoratori prossimi alla pensione rischierebbero di dover aspettare obbligatoriamente la soglia di vecchiaia o i 42 anni e 10 mesi di contributi versati per la pensione anticipata ordinaria (41 anni e 10 mesi per le donne).
Ad ogni modo, nonostante i rallentamenti dei lavori sul fronte pensionistico dovuti agli eventi internazionali, dall’inizio dell’anno ad oggi si è più volte sentito parlare di una possibile flessibilità in uscita in cambio del ricalcolo contributivo. Vediamo, quindi, in questo caso quanto potrebbe perdere nel 2023 chi intende lasciare prima il mondo del lavoro.
Quanto si rischierebbe di perdere
Nell’ipotesi in cui il governo dovesse accettare di introdurre una forma di flessibilità in uscita a partire dai 64 anni di età e con 20 di contributi versati, i lavoratori vedrebbero ridursi l’importo del proprio assegno pensionistico a causa del ricalcolo contributivo.
In pratica, questo sistema comporterebbe una penalizzazione del 3% circa per ogni anno di anticipo con una riduzione complessiva dell’assegno, dunque, non superiore al 10%. Nel caso, invece, dei lavoratori in regime misto (contributivo e retributivo) la riduzione potrebbe salire anche del 18%. Una penalizzazione che, stando al calcolo fatto dal Rapporto di Itinerari Previdenziali, riguarderebbe ad oggi la maggior parte dei lavoratori.