Sembrerebbe essere, di fatto, ripartito il confronto fra Governo e sindacati sul tema pensionistico e fra le varie ipotesi ancora in gioco si è sentito parlare anche del cosiddetto anticipo ‘soft’. Ma di che cosa si tratterebbe? Come funzionerebbe esattamente?
Riforma pensioni: cos’è l’anticipo ‘soft’
Con la scadenza a fine anno di Quota 102, a meno che il Governo non attui una nuova Riforma, i lavoratori prossimi a lasciare il mondo del lavoro dovrebbero attendere il raggiungimento dei 67 anni di età per accedere alla pensione. O, in alternativa, potrebbero al massimo usufruire della pensione anticipata ordinaria con un requisito contributivo pari a 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne). In questo scenario piuttosto incerto sono già emerse diverse strade percorribili per scongiurare il ritorno alla Legge Fornero.
Tuttavia, di recente, si è sentito parlare anche di un’ipotesi inedita. Quella del cosiddetto anticipo ‘soft’. Ma in che cosa consisterebbe, di fatto, tale misura? In pratica, un simile meccanismo consentirebbe agli italiani di lasciare il mondo del lavoro fino a 5 anni in anticipo. In cambio però di un assegno ridotto.
Le altre opzioni
Accanto a questa nuova ipotesi, continuerebbero inoltre a rimanere in gioco anche alcune delle ipotesi già avanzate dall’Inps, vale a dire:
- la flessibilità in uscita dai 64 anni di età e 35 di contributi versati, in cambio di un assegno basato interamente sul sistema contributivo;
- una penalizzazione degli importi pari al 3% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia;
- la pensione divisa in due quote.
Inoltre, accanto ad una di queste soluzioni, sembrerebbero essere di fatto prossime alla riconferma anche Opzione donna e l’Ape sociale. A tal proposito, lo stesso ministro del Lavoro Andrea Orlando ha dichiarato che sarà necessario provvedere ad una proroga poiché finora questi meccanismi “hanno ottenuto buoni risultati”. In più, si procederà probabilmente anche ad un ampliamento dei requisiti e, quindi, della platea dei beneficiari e ad una strutturalità per determinate categorie di lavoratori, come ad esempio i gravosi.