La questione degli insegnanti delle scuole paritarie resta tutt’oggi un nodo da risolvere, ma manca forse la reale intenzione da parte dei ministri dell’istruzione che si sono succeduti negli anni. Uno dei problemi principali riguarda l’impossibilità di partecipare ai concorsi pubblici per poter aspirare alle immissioni in ruolo su scuole statali, essendo richiesti almeno 3 anni di servizio su scuola pubblica.
Inoltre, per chi fosse riuscito ad entrare in ruolo presso le scuole statali, gli anni di servizio svolti presso le scuole paritarie spesso non vengono conteggiati ai fini della richiesta di trasferimento e di ricostruzione di carriera.
La denuncia pubblicata pochi giorni fa sul giornale ‘Avvenire’ da parte di un’insegnante di scuola secondaria in servizio presso una scuola paritaria si è invece focalizzata sulla richiesta di una procedura riservata di abilitazione per stabilizzarsi nel privato.
Dall’assenza di concorsi abilitanti al concorso a crocette
Martina Basso, docente di lettere alla scuola media paritaria dell’Istituto vescovile ‘A. Graziani’ di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, ha voluto lanciare un grido di allarme su una situazione che si sta perpetrando da diversi anni senza che sia all’orizzonte alcuna soluzione.
Ciò che l’insegnante lamenta è stata l’assenza per parecchi anni di concorsi abilitanti che permettessero anche agli insegnanti delle scuole paritarie di conseguire l’abilitazione. Per poi prevedere nel 2020 il concorso ordinario per la scuola secondaria, le cui prove si sono espletate nel 2022. La stessa lo ha definito “una lotteria di cinquanta domande a crocette sullo scibile umano in cento minuti, la cui percentuale di successo si attesta al 10% circa”.
Docenti scuole paritarie, la petizione al Parlamento Europeo
Le problematiche legate al mondo dei docenti precari delle paritarie ed evidenziate anche dalla succitata insegnante sono state spesso sottolineate anche dal comitato ‘nessun precario resti escluso’, che sta mettendo a punto una proposta volta alla stabilizzazione di tutti gli insegnanti precari della scuola secondaria, senza distinzioni.
Inoltre è stata inviata una petizione al Parlamento europeo per spingere il governo italiano all’adozione di una soluzione equa che prenda in considerazione la causa di questa fetta di insegnanti.