Ivana Barbacci - CISL
Ivana Barbacci - CISL

Senza peli sulla lingua, Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola, intervenuta a Radio Anch’io, afferma: “L’idea che per migliorare la qualità della scuola basti differenziare il trattamento economico degli insegnanti è al limite della disonestà intellettuale”. Mentre si parla di docente esperto, il mondo della scuola è sottosopra e contrariato.

Altro che docente esperto e meritocrazia!

Il governo Draghi ha introdotto la figura del docente esperto, ma le proteste non si son fatte attendere. La nuova figura entrerà a regime a partire dal 2023-24 e dovrà rimanere nella stessa scuola per almeno tre anni. Dopo un percorso di formazione di quasi 10 anni, l’insegnante che ricoprirà questo nuovo ruolo percepirà un assegno ad personam di 5.650 euro all’anno (circa 400 euro lordi al mese).

Barbacci lo definisce un approccio superficiale. “Lo stesso concetto di meritocrazia è stato svilito e distorto, declinandolo in chiave divisiva come se all’efficacia dell’azione didattica e formativa potesse giovare di più la competitività fra gli insegnanti che la loro capacità di condividere un comune progetto educativo”.

Resta irrisolta la questione delle retribuzioni

Nel parlare di carriera, la rappresentante della CISL non può fare a meno di portare il focus sulle retribuzioni del personale scolastico. “Continua a rimanere irrisolta la questione di fondo, su cui la politica continua a rimanere latitante: quella di una condizione di generale insufficienza in termini di riconoscimento sociale e retributivo per una professione che dovrebbe avere ben altra considerazione e che invece risulta penalizzata rispetto agli altri settori del lavoro pubblico e nel confronto internazionale” spiega.

La nostra posizione sulle carriere dei docenti chiara da tempo, scritta nero su bianco in un documento firmato da sindacati e Amministrazione quasi vent’anni fa: si rivaluti complessivamente la condizione retributiva del personale scolastico, portandola a livelli di dignità necessaria, e poi si metta mano alle carriere. Anzitutto accorciando per tutti un percorso che è il più lungo in ambito europeo, dove i docenti arrivano al livello stipendiale più alto ben prima dei 35 anni richiesti in Italia; e insieme si individuino modalità di ulteriori progressioni, legate a crediti formativi e professionali e con profili arricchiti anche da competenze diverse, spendibili nell’ambito di un sistema che opera su progetti nei quali cooperazione e condivisione sono fattori essenziali”.

Continuare a vendere l’idea che sia sufficiente costituire una ristretta élite professionale per accrescere la qualità della scuola è una mancanza di rispetto nei confronti di un’intera categoria e può solo innescare comprensibili atteggiamenti di diffidenza e rifiuto. Non è così che si fanno le riforme non è così che si costruisce un futuro migliore per la scuola italiana” – conclude la segretaria generale CISL Scuola.