Docente alla cattedra
Docente alla cattedra

Rientro a scuola a settembre, manca meno di un mese all’avvio del prossimo anno scolastico 2022/23 con circa 7 milioni e mezzo di studenti che torneranno dietro i banchi. I docenti saranno circa 850mila: tra questi, però, bisogna considerare che almeno 150mila saranno supplenti. Dunque, anche per l’avvio del prossimo anno scolastico, è previsto un boom di contratti a tempo determinato, con buona pace della tanto invocata continuità didattica.

Boom supplenze per l’a.s. 2022/23, rientro a scuola tra vecchi problemi e le nuove riforme in arrivo

Nonostante il Ministero dell’Economia e delle Finanze abbia autorizzato l’assunzione di 94.130 docenti, 10.116 unità di personale tecnico-amministrativo (gli Ata) e 361 presidi, gli scenari, come sottolinea ‘Il Sole 24 Ore’ di oggi, giovedì 18 agosto 2022, sono tutt’altro che incoraggianti.

A oggi, scrive il quotidiano economico, sono stati assunti circa 30mila docenti, attraverso le sette diverse procedure previste quest’anno dal Ministero dell’Istruzione, partendo dai concorsi ordinari e straordinari per arrivare sino alla cosiddetta ‘call veloce‘, tornata in auge quest’anno dopo il momentaneo accantonamento del 2021. 

Secondo le stime, si arriverà ad una percentuale di assunzioni pari al 50-60%, non di più: numeri che più o meno rispecchiano quanto accaduto negli anni scorsi. I problemi del reclutamento scolastico italiano sono sempre gli stessi, sono quelli che puntualmente tornano ogni anno, senza che si possa trovare finalmente una soluzione ovvero ‘mancanza di programmazione del fabbisogno, cattedre scoperte al Nord mentre la gran parte degli aspiranti risiedono al Sud, graduatorie esaurite da tempo da Firenze in su (e non solo nelle materie STEM), scarso appeal della professione per i giovani. A complicare il quadro della situazione, si è aggiunto l’elevato tasso di bocciatura registrato negli ultimi concorsi.

Le principali novità legate alle riforme in arrivo

Per quanto riguarda le riforme, spicca quella riguardante l’abilitazione all’insegnamento che cambia per la sesta volta in una ventina d’anni: via libera al binomio laurea più 60 crediti, con un percorso di formazione abilitante fortemente criticato dagli aspiranti docenti, con il dito puntato contro il ministro Bianchi. Entro luglio dovevano arrivare i primi provvedimenti attuativi, ma la caduta del governo Draghi ha fatto slittare la tabella di marcia ministeriale. 

Tra le novità del prossimo anno, quello dell’arrivo della metodologia di insegnamento di una materia non linguistica in lingua straniera (Clil – Content and language integrated learning) alla scuola dell’infanzia, primaria, medie e istituti professionali. A settembre arriva anche il docente di educazione motoria alla primaria, che integrerà le attività didattiche: si parte dalle classi quinte (due ore a settimana) per un totale di 2.200 docenti coinvolti. Il prossimo anno si procederà con le classi quarte.

Con la legge 79, il PNRR e il decreto Aiuti bis, si potenzia la formazione dei docenti. La formazione in servizio sarà continua e strutturata in modo da favorire l’innovazione dei modelli didattici. 

Altra novità del nuovo anno, la riforma degli Istituti tecnologici superiori, ovvero gli Its Academy. Quasi pronta, invece, la riforma dell’orientamento, che sarà attuata attraverso delle linee guida. Inoltre, sono stati assegnati i primi 500 milioni a 3.198 scuole medie e superiori (studenti 12-18 anni): l’obiettivo è quello di ridurre, entro il 2026, il tasso di abbandono scolastico dall’attuale 13,5 per cento al 10,2 per cento.

Per quanto riguarda, invece, la questione prevenzione contagi Covid, per il momento, ci sono solamente i documenti redatti dall’autorità sanitaria che prevedono un doppio livello di misure di prevenzione, a seconda della situazione di rischio contagio. La principale novità è rappresentata dall’addio alle mascherine obbligatorie, che restano solo per alunni e personale fragili. Si punterà soprattutto sulla questione della massima igiene, su sanificazione e ricambi d’aria frequenti. In molte scuole, però, resta il problema degli spazi.