Con la crisi di Governo e l’avvicinarsi delle nuove elezioni, la riforma pensionistica sembra essere stata messa ancora una volta in stand by, ma quanto si perderebbe ad andare in pensione a 64 anni secondo le condizioni attuali? Scopriamo subito quali sono le penalizzazioni caso per caso.
In pensione a 64 anni: quanto si perde sull’assegno?
Anche se al momento il futuro dell’assetto pensionistico in Italia appare ancora incerto, vediamo quanto si perde a lasciare il mondo del lavoro in anticipo all’età di 64 anni. In particolare vediamo cosa accade con l’attuale Quota 102. In realtà, a differenza di quanto si è portati a credere, con questo meccanismo non si assiste ad una vera e propria penalizzazione sull’importo. A differenza, per esempio, di quanto accade con Opzione donna. Questo perché Quota 102 funziona in maniera analoga a Quota 100. Vale a dire che prevede nel concreto l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con 64 anni di età e 38 di contributi versati. Tuttavia, nonostante l’anticipo di 3 anni rispetto alla soglia di vecchiaia, la misura comporta come unica penalizzazione il non poter godere di 3 anni in più di contribuzione che avrebbero reso di fatto la pensione più alta.
Ricalcolo contributivo
Diverso è, invece, il discorso per quelle misure che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro in cambio del calcolo contributivo puro della pensione. Si ricorda, infatti, che per i lavoratori che hanno maturato anni di contributi fino al 1995 viene applicato il calcolo retributivo. Più vantaggioso di quello contributivo. Pertanto, accettare uno sconto sugli anni di lavoro dovendo però rinunciare al calcolo retributivo porta con sé notevoli penalizzazioni. Allo stesso modo, se dall’anno prossimo dovesse essere introdotta una misura di anticipo pensionistico a partire dai 63-64 anni di età in cambio di un taglio sull’assegno proporzionale ad ogni anno di anticipo, i pensionati vedranno ridursi sensibilmente il proprio assegno.