Fra le proposte in gioco per la prossima Riforma delle pensioni c’è anche Quota 41 per tutti, ma quanto costerebbe questa misura alle casse dello Stato? Prima della crisi di Governo la proposta era stata con buona probabilità scartata. Ora, però, con le elezioni politiche alle porte tutto potrebbe ancora cambiare.
Quota 41 per tutti
All’interno del programma elettorale di alcuni partiti, la Lega in primis, Quota 41 per tutti rappresenta uno dei principali capisaldi. Già in passato, infatti, il partito di Matteo Salvini si era espresso favorevolmente sulla misura, trovando fra l’altro l’accordo anche dei sindacati. Ma quali sarebbero, di fatto, i costi per le casse dello Stato qualora Quota 41 dovesse essere approvata?
Prima di tutto, ricordiamo che tale meccanismo di anticipo pensionistico consentirebbe l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica e senza penalizzazioni sull’assegno. Ad oggi questo sistema è applicato soltanto nel caso dei lavoratori precoci, vale a dire colore che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni. Inoltre, è necessario trovarsi in una delle seguenti condizioni:
- in stato di disoccupazione;
- assistere un familiare convivente con disabilità grave da almeno 6 mesi;
- avere una disabilità di almeno il 74%;
- svolgere attività gravose per almeno 7 degli ultimi 10 anni o 6 degli ultimi 7.
Sicuramente, estendere Quota 41 ad una più ampia platea di beneficiari sarebbe una proposta giusta ed equa. Tuttavia, comporterebbe anche dei costi eccessivi per le casse dello Stato.
Quanto costerebbe?
Come abbiamo anticipato, nei piani della Lega e dei sindacati Quota 41 dovrebbe essere estesa a tutti con la prossima Riforma delle pensioni, andando così a sostituire l’attuale Quota 102. Tuttavia, ciò implicherebbe una spesa di 4 miliardi di euro soltanto nel corso del primo anno e di 9 miliardi nell’arco di un decennio. Pertanto, la spesa previdenziale potrebbe arrivare a superare le capacità economiche del Paese. Il partito di Matteo Salvini, di contro, garantisce che i costi sarebbero decisamente più contenuti, ma di fatto l’Esecutivo finora è sempre rimasto piuttosto scettico sull’effettiva realizzazione del progetto.
In alternativa, l’Inps ha avanzato l’ipotesi della pensione divisa in due quote. Quella contributiva versata a 63-64 anni e quella retributiva elargita soltanto al raggiungimento dei 67 anni. I costi in questo caso sarebbero di gran lunga inferiori. Nello specifico, si tratterebbe di 400 milioni di euro per il primo anno contro i 4 miliardi di Quota 41 per tutti.