Mentre si avvicina sempre di più la scadenza fissata per presentare domanda di pensione per il personale scolastico, appare ormai evidente che nei prossimi mesi si assisterà ad una vera e propria fuga dalla scuola per evitare il ritorno alla Legge Fornero. Come sappiamo, infatti, a partire dal prossimo anno potrebbero scadere alcune delle misure di anticipo pensionistico attualmente in vigore.
Pensione personale scolastico: boom di richieste
Come abbiamo precedentemente anticipato, il prossimo 21 ottobre scadranno i termini per presentare regolare richiesta di pensionamento per docenti e personale ATA, con decorrenza a partire dal 1° settembre 2023. Unica eccezione quella dei dirigenti scolastici che avranno tempo ancora fino al prossimo 28 febbraio. A tal proposito, sono davvero tantissimi i lavoratori del comparto scuola che sembrerebbero essere intenzionati a lasciare quest’anno il lavoro per non rischiare di dover rimanere in servizio ancora fino alla soglia di vecchiaia e, quindi, ai 67 anni. Questo perché, come ricordiamo, con la fine del 2022 potrebbero cadere in disuso alcune delle attuali misure di anticipo pensionistico.
In particolare, resta ancora da capire se saranno rinnovate Opzione donna e l’Ape sociale e che cosa accadrà a Quota 102. Ad ogni modo, chi dovesse raggiungere i requisiti necessari per ciascuna misura entro la fine dell’anno potrà comunque godere della cristallizzazione del diritto alla pensione.
Come presentare richiesta di pensionamento
Al di là delle tempistiche per presentare richiesta di pensionamento, il personale scolastico dovrà utilizzare la procedura web Polis Istanze online, disponibile sul sito internet del Ministero dell’Istruzione. La domanda dovrà, inoltre, essere accompagnata da apposita e distinta richiesta all’Inps che verificherà i requisiti in possesso in un secondo momento, dando poi un riscontro al Miur. Alla luce, quindi, di quanto detto finora è possibile che nel giro dei prossimi mesi si verifichi un vero e proprio boom di pensionamenti fra docenti e ATA. Una preoccupazione che il Ministero ha già espresso in funzione della copertura degli eventuali posti vacanti.