All’interno della bozza della Legge di Bilancio 2023 sono ovviamente presenti anche tutte le indicazioni per le pensioni, in particolare Opzione donna è stata confermata per tutto l’anno prossimo, ma con alcune novità sui requisiti.
Opzione donna 2023: i nuovi requisiti
A partire dal 2023 Opzione donna, la misura di anticipo pensionistico riservata alle lavoratrici, cambia volto. O, meglio, vedrà un innalzamento del requisito anagrafico. Ad oggi, infatti, il meccanismo consente di lasciare il lavoro con almeno 35 anni di contributi versati e 58 anni di età (59 le autonome). Dall’anno prossimo, invece, le donne potranno andare in pensione sempre con 35 anni di contributi, ma con 60 di età. Nel caso in cui si abbiano uno o due figli l’età scende rispettivamente a 59 e 58 anni.
Le obiezioni
Secondo la senatrice del Partito Democratico Susanna Camusso, Opzione donna così rivisitata sarebbe da ritenersi altamente discriminante in quanto andrebbe a favorire soltanto le donne con figli. Se da un lato ciò potrebbe sembrare vero soprattutto se si considera la penalizzazione sull’assegno, dall’altro bisogna anche ricordare che il Governo starebbe di fatto cercando di muoversi verso una maggiore tutela della maternità e un riconoscimento effettivo del lavoro domestico e familiare.
Ricordiamo fra l’altro che secondo i dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2021 38 mila lavoratrici hanno abbandonato l’attività lavorativa durante i primi 3 anni di vita dei figli. Contro meno della metà degli uomini. Pertanto, Opzione donna vorrebbe cercare almeno in parte di compensare queste discriminazioni e stimolare al tempo stesso la natalità. Non bisogna infine dimenticare che sconti pensionistici a favore delle madri ci sarebbero stati anche in passato e che non si tratterebbe, quindi, di un’invenzione del Governo Meloni.