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Consiglio dei Ministri

La nuova manovra 2023 del governo di centrodestra prevede 70 milioni di euro in più a favore delle scuole paritarie, nuove risorse che vanno sommate ai 550 milioni già stanziati dall’esecutivo Draghi. Sono, dunque, ben 620 i milioni di euro da destinare alle circa 13mila scuola paritarie: una cifra che, negli ultimi dieci anni, è più che raddoppiata visto che nel 2012 erano stati previsti 280 milioni di euro. Una cifra record che sta sollevando un’ondata di polemiche.

Fondi record alle scuole paritarie, Flc-Cgil pronta alla mobilitazione

Il segretario di Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, ha duramente criticato la scelta del governo: ‘Per loro c’è una cifra esagerata, soprattutto considerando il taglio alla rete degli istituti. Il taglio alla rete scolastica nazionale – sottolinea Sinopoli -è una delle cose più gravi, colpisce gli istituti e produrrà un esubero tra i dirigenti. Il punto è che questa riduzione di spesa incide nelle aree più fragili. Nelle scuole paritarie si investe, in quella pubblica no. Noi riteniamo questa manovra sbagliata e siamo pronti a mobilitarci’. 

Anche UDS (L’Unione degli Studenti) ritiene che questa decisione del governo sia inaccettabile: ‘Non è accettabile che i soldi pubblici siano investiti per aiutare le strutture private invece di rendere accessibili quelle pubbliche’. 

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Valditara: ‘Abbiamo mantenuto l’impegno sull’aumento degli stipendi’ ma Flc-Cgil contesta

Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato uno stanziamento di 500 milioni di euro in più per finanziare diversi interventi, dall’edilizia al pagamento delle supplenze, oltre, naturalmente ai 150 milioni di euro che riguardano il rinnovo del contratto del personale docente. ‘Abbiamo mantenuto l’impegno con i sindacati sull’aumento degli stipendi‘, ha sottolineato il ministro rispondendo a un’interrogazione alla Camera dei Deputati.

Pronta la risposta di Flc-Cgil: ‘I 150 milioni sono per il triennio scaduto, nella legge di bilancio manca il finanziamento dei contratti collettivi nazionali di lavoro del triennio in corso, se non lo si fa i salari continuano a restare al palo, altro che aggancio con gli stipendi europei‘.