Da un lato ci sono le regole, quelle che vietano di usare il cellulare e altri dispositivi tecnologici durante le lezioni e le attività didattiche per evitare distrazioni o che qualcuno bari con compiti e verifiche. Dall’altro c’è l’esperienza quotidiana di tanti docenti, e di tanti alunni soprattutto, che hanno trovato nella tecnologia un valido alleato per l’apprendimento. Questo basta per rendersi conto della complessità della questione smartphone a scuola.

Gli alunni li amano, i docenti stanno imparando a comprender le potenzialità degli smartphone a scuola

Complessità che i numeri rendono solo in parte. Gli ultimi studi disponibili parlano di un’abbondante metà degli studenti italiani (il 58%) che hanno usato o usano abitualmente lo smartphone a scuola: è una percentuale che cresce, fino a sfiorare l’80%, soprattutto tra gli studenti degli istituti superiori. A poco più di uno studente su quattro gli insegnanti hanno vietato, invece l’utilizzo del cellulare durante le lezioni. È proprio l’atteggiamento restio dei docenti, soprattutto quelli della vecchia guardia, uno dei nodi chiave della questione tecnologia a scuola: la poca familiarità con gli ambienti digitali li porta, infatti, a sopravvalutare soprattutto gli aspetti negativi e i potenziali pericoli dell’uso di smartphone e tablet tra i banchi di scuola, mentre dal canto loro gli studenti li considerano ormai parte integrante e imprescindibile del corredo scolastico, esattamente come – se non più di – libri, quaderni, diari. Tanto che non sorprende come siti specializzati in elettronica ricondizionata come Certideal siano ben frequentati anche da ragazzi alla ricerca di iPhone SE 2020 o altri smartphone di gamma medio-alta: per uno studente su dieci sarebbe fondamentale, infatti, poter contare su uno smartphone dalle buone prestazioni come alleato per lo studio. Con poca sorpresa chi usa lo smartphone a scuola dice di farlo soprattutto per approfondire le lezioni o fare ricerche e prendere appunti. C’è però anche chi usa app sviluppate appositamente per la didattica: le cose, infatti, stanno lentamente cambiando e ci sono sempre più docenti che hanno smesso di demonizzare la tecnologia e cominciato a considerarla uno strumento utile da utilizzare dentro e fuori dalle aule scolastiche per interagire al meglio con i propri studenti.

Parlando – o per lo meno provando a parlare – la loro stessa lingua. La prima e più importante ragione per cominciare a ripensare al rapporto tra scuola e tecnologia ha a che vedere, infatti, con il fatto che smartphone, tablet e innumerevoli altri device sono ormai presenti nella quotidianità degli studenti, a prescindere da cosa ne dica l’istituzione scolastica. Introdurre l’uso dello smartphone a scuola e durante le lezioni è, insomma, solo un modo per incontrare gli studenti in ambienti e grazie a strumenti che gli stessi sfruttano già per innumerevoli attività. I più giovani rischiano tra l’altro di approdare alla tecnologia senza un’adeguata guida: ricevono uno smartphone o si iscrivono ai social network senza che nessuno abbia spiegato loro come impostare filtri contro chiamate e messaggi di spam o gestire le impostazioni della privacy. La scuola così può – e deve – essere a fianco delle famiglie nell’intraprendere percorsi di educazione civica digitale. Gli ultimi due anni e la necessità di ricorrere alla didattica a distanza per prevenire i contagi da coronavirus hanno ampiamente dimostrato, infine, come la tecnologia possa essere un ausilio della didattica in senso stretto e renderla, grazie a strumenti ad hoc come le app, i forum, gli ambienti di co-creazione e via di questo passo più coinvolgente ed efficace.