Scuola finlandese
Scuola finlandese

Scuola finlandese. Spesso se ne decantano le lodi. Eppure questo modello ideale inizia ad avere le sue criticità sulla personalizzazione.

Scuola finlandese, il modello ideale

Scuola finlandese. Il modello è proposto come il migliore dei mondi possibili. Esempio di un Paese che ha deciso di investire seriamente sulla scuola (alta formazione per gli insegnanti, ambienti di apprendimento diversificati, ampio spazio all’uso dei dispositivi elettronici, sussidi per le famiglie maggiormente bisognose…). L’ideale per ogni insegnante che crede nella personalizzazione e nella cura di ogni singolo alunno/studente. Lo conferma un passaggio di tuttoscuola.com: “Il concetto di classe è superato da tempo e si lavora per gruppi e sottogruppi di apprendimento dove ogni studente può trovare ciò di cui ha più bisogno: un approfondimento, un recupero o lo sviluppo di un particolare talento. Questo sistema favorisce l’inclusione e lo sviluppo delle competenze sociali”.

La comparsa delle prime crepe

Tutto perfetto allora? Se così fosse, allora non resterebbe che copiare, adottando solo piccoli adeguamenti. Il contributo di N. Rainò (La Rondine, Cosa non funziona nella scuola finlandese…) però ci riporta sulla terra, ricordandoci che esiste il perfettibile, mai la perfezione. La tesi di fondo è ben supportata da rimandi (link) e dai risultati di una ricercatrice finlandese (Aino Saarinen). Ovviamente saranno necessarie ulteriori verifiche e contributi.

Comunque Il contributo toglie il velo al presunto alto grado di personalizzazione raggiunto dal modello finlandese. La condizione degli insegnanti è il punto di partenza. Si legge: “…E poi un altro sintomo che va nella stessa direzione: gli stessi insegnanti lasciano il lavoro in misura crescente. Un’inchiesta di OAJ (sindacato di categoria) nel 2021 riporta che il 57% del corpo docente sarebbe pronto a cambiare mestiere. Tra le cause segnalate, il numero eccessivo di allievi da seguire (situazione complicata nel periodo della pandemia)“.

In conclusione, anche in un Paese che ha fatto del Welfare potenziato, il suo punto forza, stanno prendendo piede i criteri dell’ottimizzazione e dell’efficienza. Pessima notizia!