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Mobilità 2023: anche se i lavori per il rinnovo del CCNI 2022-25 vanno avanti già da parecchi mesi, ancora la trattativa tra i rappresentanti dell’Amministrazione e le sigle sindacali non si è conclusa, nonostante l’intenzione del Ministro Valditara fosse quella di anticipare i tempi di avvio della procedura per i trasferimenti 2023/24. Come sappiamo, il nodo della questione resta sempre la permanenza dei vincoli triennali, su cui il MIM sembra proprio non voler cedere: a tale vincolo sarebbero sottoposti anche i docenti che hanno ottenuto trasferimento interprovinciale nel corrente anno scolastico.

Cosa vincola alla mobilità 2023 i docenti che, nel 2022, hanno ottenuto trasferimento interprovinciale?

Non solo i docenti neoassunti a settembre 2022, infatti, ma anche tutti coloro che hanno richiesto e ottenuto uno spostamento su altra provincia, con scelta puntuale o analitica, sarebbero impossibilitati a presentare domanda di mobilità 2023 perché sottoposti al vincolo triennale: questo in base a quanto stabilito dal Decreto Sostegni bis, art. 58 comma 2 numero 6) lettera f), secondo periodo del DL 73/2021, convertito con modificazioni nella legge n. 106/2021.

Secondo tale vincolo, quindi, questi docenti dovrebbero aspettare tre anni prima di poter ripresentare domanda di trasferimento: se quindi, ad esempio, un insegnante proveniente da una provincia diversa da quella di residenza nel 2022 è rientrato in quella in cui risiede acquistando, però, la titolarità in una scuola lontana molti chilometri da casa, per i prossimi tre anni non potrà più inoltrare domanda. Questo costituisce un danno, non solo economico, ma anche dal punto di vista lavorativo: in questi anni di attesa, infatti, le sedi a cui ambisce potrebbero essere occupate da colleghi liberi dal vincolo e possibilmente anche con un punteggio inferiore.

Per l’Anief così non si tutela la continuità didattica

Il sindacato Anief ha respinto sin dall’inizio il possibile doppio stop alla mobilità 2023 del personale docente. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, non ha compreso le ragioni di questa ulteriore limitazione: “Quello che non comprendiamo e che chiederemo senz’altro al Ministro dell’Istruzione quando ci convocherà per un confronto politico-sindacale sul tema, è per quale motivo si debba trattenere il personale che ha chiesto e ottenuto di spostarsi in una scuola. Quanti potrebbero chiedere nuovamente di spostarsi dopo pochi mesi dalla destinazione ottenuta? Certamente pochissimi. Allora perché obbligarli a rimanere in quella sede?”.

Il presidente Anief, infine, ha precisato che il Ministero non risolve il problema della continuità didattica con i blocchi triennali: “La continuità didattica non passa per questi blocchi, ma per la copertura delle cattedre libere attraverso l’immissione in ruolo di tutti i precari e idonei ai concorsi”.