mobilità docenti 2023
mobilità scuola

Continua ormai da mesi la lunga attesa del personale della scuola per il rinnovo del CCNI 2022/25: siamo già oltre alla data di inizio prevista dal Ministero per l’avvio della mobilità 2023 e, ad oggi, non abbiamo notizie certe neanche in merito al prossimo confronto politico con i sindacati. Attraverso alcuni comunicati e post su Facebook da parte di esponenti politici e sindacati, siamo aggiornati sulla situazione ma non si sa ancora nulla di ufficiale in merito all’abolizione dei vincoli di permanenza né in merito ai tempi di inizio/fine della procedura. Nel frattempo, si continua a sottolineare che la continuità didattica non si preserva vincolando i docenti alla sede di titolarità acquisita.

I vincoli alla mobilità 2023 non ostacolano la continuità didattica

In più occasioni, i sindacati hanno sottolineato che la continuità didattica non si preserva mantenendo i vincoli triennali alla mobilità 2023 per i docenti neossunti o neotrasferiti. In una recente intervista, il presidente Anief, Marcello Pacifico, si è soffermato sul confronto in atto tra il Ministero e la Commissione Ue, attraverso cui si vorrebbe trovare una soluzione, tra le altre cose, al problema dello stop ai trasferimenti degli insegnanti sottoposti a vincolo triennale.

Pacifico ha spiegato che da alcuni parlamentari si evince ottimismo, “ma ufficialmente dal Ministero non abbiamo avuto risposte. Secondo la Commissione europea la continuità didattica può esserci con i vincoli alla mobilità. Noi questo lo contestiamo nel merito. Non si tiene conto della situazione specifica italiana, per cui all’interno della stessa provincia non ci sono gli stessi vincoli che sulla mobilità interprovinciale”. Il leader dell’Anief torna a ripetere che “il tema della mobilità, diverso per cicli scolastici, non è legato alla continuità didattica ma a una condizione politica. La continuità didattica di per sé non esiste: significherebbe allora che il docente non dovrebbe mai cambiare classe all’interno dello stesso istituto, o che nessun alunno non potrebbe essere mai bocciato”.

La continuità didattica è compromessa dal precariato

I vincoli si incrociano con il problema della ‘supplentite’: “Su un milione di insegnanti, uno su cinque è precario – ha evidenziato Pacifico -. La mancata continuità didattica è legata semmai alla precarietà degli insegnanti. Penso agli insegnanti di sostegno e anche in questo caso la continuità didattica è un mito: l’insegnante di sostegno non è assegnato all’alunno ma alla scuola ed è insegnante di tutta la classe. A nostro avviso è stato inopportuno dire di sì all’UE su questo principio della continuità. Un principio che in realtà è stato sposato, a fasi alterne, dalle parti politiche in maniera diversa”. Il punto di partenza, l’assicurare la presenza all’alunno per più anni del medesimo docente, è quindi sbagliato. Cercheremo di convincere il governo a rinegoziare il PNRR su questo tema, perché anche a regime per noi non è tollerabile”.