docente e alunni in aula
docente e alunni in aula

I fondi del PNRR serviranno a finanziare anche il cosiddetto modello ‘DADA’, (acronimo di ‘Didattiche per ambienti di apprendimento‘). Si tratta di un modello organizzativo, di origine anglosassone, che sta prendendo piede anche nel nostro Paese. Attualmente, in Italia, sono circa 180 le scuole DADA ma il loro numero è destinato a crescere. Di che cosa si tratta?

Modello Dada, i docenti non cambiano più aula: saranno gli studenti a farlo

Indubbiamente l’interesse intorno al cosiddetto Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento) tramite il sito www.scuoledada.it sta crescendo in maniera esponenziale. Come sottolinea ‘Il Sole 24 Ore’, però, è opportuno precisare che la dizione di ‘scuole Modello DADA’, anche se usata erroneamente in relazione agli ambienti di apprendimento, fa riferimento ad uno specifico costrutto, definito dal ‘Manifesto delle scuole DADA’. Il DADA, infatti, è un modello originale e specifico, articolato in 10 principi (5 postulati e 5 caratteristiche), ideato dai Dirigenti scolastici Ottavio Fattorini e Lidia Cangemi: si tratta di un marchio registrato proprio per tutelarne il corretto uso, come precisa il disclaimer legale nella home page del sito www.scuoledada.it.

Il modello è stato avviato per la prima volta in due Licei romani, “A. Labriola” e “J. F. Kennedy”, a partire dall’anno scolastico 2014/15. La caratteristica forse più evidente del modello DADA è rappresentata dal fatto che gli istituti sono organizzati per ‘aula–ambiente di apprendimento’: questa aula-ambiente di apprendimento viene assegnata a uno o due docenti della medesima disciplina, con la rotazione dei gruppi classe nel cambio di insegnamento.

Come riporta il quotidiano ‘Il Piccolo’ di Trieste, sono in aumento nel nostro Paese, le scuole che applicano il modello DADA. In cosa consiste? La novità, come illustrato poc’anzi, è rappresentata dal fatto che non saranno più i docenti a spostarsi di aula in aula, bensì gli studenti. Gli allievi, infatti, si sposteranno, di volta in volta, ovvero tra una lezione e l’altra, tra vere e proprie aule tematiche che, di conseguenze, saranno dedicate ad un particolare tipo di insegnamento (con il rispettivo docente sulla specifica materia). La prima scuola del Friuli Venezia Giulia che ha applicato questo modello è l’Istituto comprensivo ‘Ai Campi Elisi’ di Trieste. Il dirigente scolastico, Marco Cucinotta, ha già avviato la sperimentazione lo scorso mese di gennaio, grazie anche ai fondi PNRR

‘Il modello sta andando molto bene – ha dichiarato Marco Cucinotta al quotidiano ‘Il Piccolo’ – i ragazzi sono contenti di potersi muovere e i docenti di poter personalizzare le aule con setting didattici diversi, per cui l’aula di matematica non è uguale a quella di lettere. Con i nuovi fondi – spiega il dirigente scolastico – vorremmo creare 22 ambienti innovativi sotto il profilo della dotazione tecnologica e dell’arredo. Punteremo a creare aule sensoriali, immersive e polifunzionali per le arti perfomative e lo spettacolo. Alla primaria vorremmo introdurre le lavagne digitali e personalizzare le classi attraverso nuove dotazioni tecnologiche, l’arredo e i colori’.