Docente
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La precarietà del lavoro costituisce un fattore di stress per molti lavoratori, tra cui anche i docenti della scuola italiana che si trovano in questa situazione. Secondo un’indagine di Tuttoscuola, in Italia un docente su quattro è precario, e la percentuale di precari nella scuola è in aumento. Gli insegnanti precari hanno una situazione molto diversa rispetto a quelli di ruolo, che godono di un contratto a tempo indeterminato. Il loro lavoro è legato all’incertezza, che è un fattore di stress non irrilevante. La vita di un insegnante precario è diversa da come la immaginiamo.

L’incertezza stressante di essere un precario

Il lavoro dei docenti precari è caratterizzato dall’incertezza legata alla mancanza di garanzie sul futuro impiego. Essi infatti spesso si trovano a dover accettare incarichi temporanei o a termine, senza la certezza di poter essere riconfermati nel futuro. Questo aspetto può generare una notevole preoccupazione e ansia, in quanto non si sa quando e se si avrà un lavoro stabile. Inoltre, i docenti precari spesso devono svolgere la stessa quantità di lavoro dei colleghi di ruolo, ma in condizioni più precarie e con meno supporto. Infatti, non godendo di una posizione stabile, possono sentirsi meno tutelati e meno supportati dalla scuola stessa. Questo può comportare un aumento dello stress, dell’ansia e della fatica per svolgere al meglio il proprio lavoro, tutto difficile da gestire.

Insegnanti precari, non sono tutti uguali

Non tutti i precari sono uguali. Attraverso le graduatorie è possibile ottenere contratti fino al 31 agosto, oppure fino al 30 giugno. Questi sono i precari ‘fortunati’, che non vengono licenziati a Natale o a Pasqua e che nel primo caso hanno anche le vacanze estive pagate. Tutte le altre supplenze, cosiddette “brevi” non godono nemmeno di questi ‘lussi’. In pratica, escludendo le supplenze annuali, il contratto di un docente precario può durare anche solo 5 giorni. Non esiste un minimo, perché dipende dalle esigenze della scuola e da che tipo di sostituzione si sta facendo. E anche quando le sostituzioni sono più lunghe, spesso i contratti vengono rinnovati di mese in mese. La differenza tra essere un precario ‘privilegiato’ e uno temporaneo può farla anche solo un punto in graduatoria.

A questo possiamo aggiungere anche i diritti negati ai supplenti brevi, come la Carta docente, l’RPD e l’anzianità di servizio che permetterebbe un incremento dello stipendio. Diritti che il Ministero dell’Istruzione e del Merito non gli riconosce, ma che i tribunali hanno più volte chiarito spettano loro, in base al principio di non discriminazione tra lavoratori. Per non parlare poi degli stipendi pagati perennemente in ritardo. Per tutti questi motivi, è innegabile che anche se un docente in generale può essere vittima di stress, il rischio aumenta considerevolmente quando si è precari.