Corte di Giustizia dell'Unione Europea
Corte di Giustizia dell'Unione Europea

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, emessa lo scorso 30 marzo, ha stabilito che, per la didattica a distanza (nota anche come DAD), non è necessario il consenso della privacy da parte del docente. La pronuncia della Corte di Giustizia dell’UE riguarda un caso avvenuto in Germania ma, di riflesso, potrà valere anche in Italia per risolvere eventuali casi che riguardano il trattamento dei dati del personale scolastico.

Sentenza Corte di Giustizia UE, la didattica a distanza non necessita del trattamento della privacy

D’altro canto, il Garante della Privacy italiano si era già espresso, in precedenza, sulla materia affermando che le scuole possono trattare i dati, anche relativi a particolari categorie come gli insegnanti, studenti (anche minorenni) e genitori nell’ambito delle proprie finalità istituzionali, non essendo pertanto chiamati a chiedere il trattamento dei dati personali ai soggetti interessati, nemmeno in relazione allo svolgimento della didattica a distanza. 

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nella fattispecie, come sottolinea il quotidiano economico ‘Italia Oggi’, risponde al quesito dei rapporti tra leggi nazionali relative al trattamento dei dati nei rapporti di lavoro e il Regolamento generale per la protezione dei dati personali 2016/679 (General Data Protection Regulation o GDPR). In particolar modo, se una legge nazionale possa derogare al GDPR. Nel caso esaminato dalla Corte di Giustizia dell’UE, era implicata una discussione riguardante una legge nazionale che escludeva la necessità del consenso dei docenti per le videoconferenze, una legge contestata da un organismo rappresentativo del corpo docente.