Lettera alla redazione
Lettera alla redazione

Riceviamo e pubblichiamo una lettera giunta in redazione in risposta alla lettera pubblicata e inviataci dai colleghi che hanno ottenuto l’abilitazione o la specializzazione all’estero e che sono in attesa di riconoscimento del titolo. Gli abilitati e specializzati sostegno all’estero annunciano azioni legali ed interventi contro il governo Meloni. La questione negli ultimi giorni ha suscitato un vero e proprio vespaio, con posizioni nettamente contrastanti anche fra sindacati. Purtroppo, come sempre accade, il risultato è una guerra fra precari in Italia, che ci auspichiamo termini il prima possibile con una soluzione che tenga conto di tutti.

Lettera dei docenti specializzati in Italia

Non è la prima comunicazione che ci giunge dai docenti specializzati in Italia, che hanno già inviato una lettera a Scuola Informa con richiesta di pubblicazione nei giorni scorsi. Dopo aver letto le richieste e le intenzioni dei colleghi specializzati all’estero, hanno chiesto di pubblicare quanto segue: “Gentile Redazione, apprendiamo della lettera, oggi pubblicata sulla Vostra testata giornalistica, da parte dei docenti che hanno conseguito la specializzazione/abilitazione all’estero in cui si avanzano presunte richieste di risarcimento danni nei confronti del Governo Meloni. Premesso che ognuno ha diritto di esporre liberamente le proprie idee e tutelarsi nelle sedi opportune, risulta necessario, ad ogni buon conto, evidenziare che la tutela del lavoro tanto sbandierata dai colleghi è appannaggio anche dei nostri diritti.

Essi pretendono, a fronte di titoli non riconosciuti, la cui validazione richiede tempo, di essere addirittura inseriti a pettine nella prima fascia delle Gps, scavalcando, in molti casi, chi quei titoli li ha conseguiti in Italia. La tutela dei diritti del lavoro, pertanto, riguarda anche chi ha fatto enormi sacrifici, con prove preselettive, numerosi esami, laboratori e tirocini. In una precedente lettera pubblicata dalla gentile redazione, avevamo posto delle domande ai nostri colleghi, rimaste inevase, cercando di costruire la vicenda col richiamo specifico di normative molto chiare sul punto, e del principio di diritto previsto dal Consiglio di Stato, che determina la necessità di una valutazione dei titoli caso per caso. A riguardo è necessario sottolineare che un decreto legge ad hoc, dovrà, a nostro avviso, disciplinare la materia in modo esaustivo senza poter prescindere dai punti fermi fissati dal Consiglio di Stato.

Così come non può essere effettuato, secondo la massima di Palazzo Spada, un disconoscimento a priori e massivo dei titoli, allo stesso modo, un’eventuale task force organizzata dal Ministero per valutarli, non potrà procedere al loro riconoscimento in modo altrettanto massivo e generale. In tale ultimo caso il lavoro svolto da chi dovrebbe operare in tal senso sarebbe poco credibile. Ciò determinerebbe, da parte nostra, un accesso agli atti, anche presso le singole istituzioni scolastiche, per verificare l’esistenza di tutti i presupposti stabiliti dalla legge per il riconoscimento dei titoli. In particolare: prove preselettive e tirocini sul posto (Spagna, Romania, Bulgaria), con conseguenti azioni giudiziarie in caso di esito negativo”.

Insegnare con un titolo non ancora riconosciuto

La lettera continua: “I colleghi specializzati all’estero (sempre che risulti un tirocinio in loco), minacciano azioni legali per danni patrimoniali e morali. E chi ha conseguito regolare titolo in Italia, non riceverebbe simili danni nel vedersi verosimilmente scavalcato nelle Gps da chi non è in possesso di titoli riconosciuti? A nostro avviso risulta già discutibile un inserimento dei colleghi in fondo alla prima fascia, poiché laddove, soprattutto nelle regioni del nord, essi venissero chiamati per la stipula dei contratti, si troverebbero ad insegnare per mezzo di un titolo non riconosciuto, che equivale a non averlo.

Infine, le più volte richiamate direttive comunitarie, pur riconoscendo, come giusto, il diritto ad esercitare la professione negli stati membri dell’Unione, non escludono, nel modo più assoluto, la professionalità che è necessario possedere e che, comunque, non può prescindere dai parametri fissati nello Stato in cui si va ad operare. Per tale motivo, continueremo a vigilare sull’operato del Ministero anche con riferimento al decreto legge che si vorrebbe emanare, soprattutto con riferimento ad eventuali sanatorie nascoste in “formali riconoscimenti”, onde evitare di far entrare dalla finestra le ingiustizie fatte uscire dalla porta.”

Specializzati Sostegno Italia