Stipendi docenti, Fabrizio Lucia è un professore di elettronica e sistemi automatici: presta servizio presso un istituto superiore della provincia di Torino. Lo scorso mese di settembre, il docente è riuscito a superare il concorso straordinario bis riuscendo così a passare da supplente a docente di ruolo (per la verità sta svolgendo l’anno di prova in vista della possibilità di poter ottenere finalmente il contratto a tempo indeterminato). Il problema è che, da quel momento, lo stipendio non è più arrivato. Sino ad arrivare alla beffa, quella di ritrovarsi nella busta paga di marzo solamente 32 centesimi.
L’assurda storia di un prof di Torino: senza stipendio da novembre e a marzo 32 centesimi
Fabrizio Lucia ha raccontato la propria storia al ‘Fatto Quotidiano’: ‘Ogni mattina insegniamo ai nostri studenti che cos’è il rispetto – ha spiegato il professore ma in questo momento sono le istituzioni che ci mancano di rispetto facendoci svolgere la nostra professione senza pagarci‘. Dal giorno in cui è riuscito a passare di ruolo (sta comunque effettuando ancora l’anno di formazione e prova), lo stipendio è saltato regolarmente sino ad arrivare la beffa nel mese di marzo: solo 32 centesimi in busta paga.
‘Per me si è aperto un limbo – ha raccontato il professor Lucia al ‘Fatto Quotidiano’ – Ho ricevuto trentadue centesimi nella busta paga di marzo. Chiedevo spiegazioni e le uniche risposte che mi davano era di aspettare qualche settimana. È inaccettabile non percepire uno stipendio per tutti questi mesi anche perché nonostante questa situazione ci siamo sempre presentati in classe, non abbiamo mai smesso di svolgere la nostra professione, anzi la nostra missione. Mi dicevano di non fare una tragedia perché in Italia ci sono più di 600 casi come il mio’.
Mal comune mezzo gaudio? Assolutamente no, perché il diritto allo stipendio è imprescindibile da qualsiasi circostanza, come recita l’articolo 36 della Costituzione: ‘Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita’ e qualita’ del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa e’ stabilita dalla legge’. I sindacati, tra l’altro, spiegano che sono diversi i casi come quello del prof. Lucia e in pochi si stanno esponendo visto che si trovano ancora nell’anno di prova e pertanto temono possibili ripercussioni.