A docenti e Ata mancano nello stipendio 300 euro netti al mese: è l’affermazione del sindacato Anief, che ricorda ancora una volta come le buste paghe non siano allineate alla media UE, né tantomeno all’inflazione galoppante. Ieri dal Governo ha approvato una mozione con cui si impegna ad aumentare le spese per l’istruzione e per valorizzare il personale. Secondo Marcello Pacifico, ‘oltre ad aumentare la spesa per la Conoscenza rispetto al Prodotto interno lordo nazionale, è dovere di chi governa il Paese dare un compenso giusto a chi si occupa della sana crescita dei giovani’.
Stipendi: ‘aumento e indennità’
“Oltre ad un aumento generalizzato (degli stipendi, ndr), ricordiamo che serve una indennità specifica per chi svolge l’attività in trasferta fino a 81 euro di rimborso al giorno, ma anche sotto forma di buoni pasti, come avviene in altri settori, ad esempio con i metalmeccanici. Non sono delle concessioni, ma indennità assegnate a tutti i lavoratori, sia privati che pubblici. Perché nella scuola non si può? Noi non ci rassegniamo e lo torneremo a chiedere nel prossimo incontro all’Aran, dell’11 maggio, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale 2019-2021 del comparto Istruzione e Ricerca” continua Pacifico.
Poi sottolinea l’intenzione di chiudere la trattativa, ma non senza le richieste: introdurre le indennità oggi inesistenti, i tanti diritti calpestati, partendo da personale precario e donne, sino alla formazione per il personale in orario di servizio. Sulla parte economica di deve stabilire la destinazione delle risorse. Le risorse, sommate a quelle già corrisposte con l’accordo di dicembre, permettono questi incrementi medi complessivi mensili:
- Scuola 118 euro (124 per i docenti);
- Università 164,48 euro;
- Afam 169,28 euro;
- Enti di ricerca 263,25 euro (questi ultimi riguardano essenzialmente gli enti di ricerca vigilati dal ministero Università e ricerca).
Contratto e valorizzazione
Marcello Pacifico ricorda che “non si può firmare alcun contratto senza la valorizzazione dei profili professionali, a partire dai Dsga che non sono mai stai pagati come direttori, ma anche da tutte le posizioni economiche del personale Ata, come pure per ristorare i docenti delle spese per il servizio reso lontano dalla loro residenza, per prevedere una specifica indennità di trasferta e per prevenire il burnout. È giunto il momento di assegnare delle indennità di incarico anche ai precari, a quali possiamo dobbiamo cominciare a pagare i permessi non retribuiti, come anche per finanziare il congedo delle donne vittime di violenza. Perché non possiamo continuare a parlare di continuità della didattica senza incentivare il personale docente e Ata che lavora lontano della propria residenza: come fanno, altrimenti, questi lavoratori a sopperire la costo della vita. Ecco perché dobbiamo dargli un’indennità di sede o di trasferta”.