alunni a scuola
alunni in classe

Da sempre il mondo della scuola è manovrato da scelte politiche che, a loro volta, devono tenere conto delle logiche legate alla finanza pubblica: per contribuire alla riduzione del deficit/pil dal 5,6 al 4,5%, infatti, nei prossimi anni si prevede il taglio di più di 500 istituti scolastici. Personale docente, tecnico, amministrativo, alunni, didattica, laboratori subiranno pesanti conseguenze. Il sindacato UIL Scuola Rua ha nuovamente affrontato il problema, con un comunicato pubblicato a seguito del Consiglio regionale della Sicilia tenutosi la scorsa settimana nell’isola.

Scelta poco lungimirante quella di ridurre il numero di scuole

In un precedente articolo abbiamo visto come la politica delineata dal DEF 2023 avrà ripercussioni negative sul mondo della scuola e sui suoi lavoratori: le misure economiche previste dalla Finanziaria, infatti, prevedono una riduzione di istituti scolastici cospicua, più di 500 nei prossimi otto anni, dal 2024 in poi. “Scegliere di ridurre il numero di scuole piuttosto che ridurre il numero di alunni per classe è una logica non condivisibile e dimostra la poca lungimiranza del Ministero” – ha affermato Giuseppe D’Aprile, segretario generale nazionale della Uil Scuola Rua durante il Consiglio regionale siciliano.

“La scelta di misure congiunturali, invece che strutturali, non risolve le criticità derivanti dalla carenza di organico: a partire dalla sicurezza degli alunni alla gestione degli adempimenti di segreteria (sempre più articolati e complessi che vanno ben oltre i limiti stabiliti nel Contratto di Lavoro) come quella della piattaforma “Passweb” (portale INPS) e dei laboratori (spesso un assistente tecnico è responsabile di più punti informatici), dalla personalizzazione della didattica alla disabilità” ha proseguito D’Aprile.

“Una logica di contrazione e di risparmi che risponde soltanto a parametri di finanza pubblica mentre le risorse del Pnrr perdono progressivamente i loro obiettivi, compreso quello della digitalizzazione delle scuole. Bisogna completare il percorso avviato in fase pandemica – ha precisato D’Aprile – assegnando ad ogni istituto comprensivo un assistente tecnico di informatica (e non un tecnico su dieci scuole)”.

“In gioco il concetto stesso di scuola”

La situazione non riguarda solo le scuole della Sicilia, ma qui si complica ulteriormente: “Una situazione ugualmente critica in tutto il Paese che in Sicilia – ha messo in evidenza il Segretario regionale Uil Scuola Rua Sicilia, Claudio Parasporo – si sovrappone ad una condizione di precarietà che dura da anni. Investimenti in sicurezza, in edilizia e nelle infrastrutture digitali sono i presupposti per dare stabilità al lavoro che si fa nelle scuole dell’isola. Non è questione di Nord o Sud, è in gioco il concetto stesso di scuola, in termini di accesso, opportunità, programmi, mobilità e stipendi”.