La gestione delle pratiche relative al TFS (o Trattamento di Fine Servizio) è spesso oggetto di lamentela. Ci giungono molte segnalazioni in merito al ritardo con cui le domande vengono inoltrate e gestite. Un recente quesito giunto in redazione alla rubrica L’avvocato risponde, ripresenta il problema di chi, pur avendo presentato la domanda entro le corrette tempistiche, ha scoperto che questa è stata inoltrata all’INPS soltanto anni dopo. E’ possibile far qualcosa in merito?
TFS e tempistiche
Il lettore ci scrive: “Salve, sono un ex docente a tempo indeterminato cdc. A018, in congedo dal 01 settembre 2021. Apprendo dal servizio INPS nazionale riguardo al Trattamento di Fine Servizio, richiesto a suo tempo nella domanda di pensione (a.s. 2020-2021 domanda firmata scuola nei tempi previsti dall’ordinanza), che la stessa è stata presentata all’INPS solo in data 30 gennaio 2023. Ho rilevato che anche altri colleghi che sono andati in pensione nell’a.s. 2019-2020 sino al 2021-2022, hanno visto l’inoltro della domanda all’INPS solo nel periodo di aprile 2023. Chiedo che cosa sia possibile adire rispetto a questa noncuranza amministrativa e che cosa possono fare i colleghi che hanno visto inoltrata la domanda oltre il tempo previsto, tenendo presente che per me la scadenza dell’invio della prima tranche del TFS è di 24 mesi più tre mesi dalla data del congedo”.
L’avvocato risponde
Come noto al lettore la liquidazione della prima tranche del TFS è di non meno di 12 mesi a cui aggiungere i 90 giorni necessari all’INPS per la gestione della pratica. Il ritardo dell’inoltro della relativa domanda è di certo una disfunzione. Posso solo consigliarle di inoltrare una richiesta all’INPS a mezzo pec per verificare lo stato di avanzamento della pratica e chiedere spiegazione per il ritardo nella liquidazione della sua buonuscita in ragione del ritardo, non dovuto a lei, dell’inoltro della domanda. Potrebbe tornare utile se decida di rivolgersi ad un legale in caso di grave ritardo.
