Psi
Psi

Come mai in tutte le scuole d’Italia si è riscontrata una grande difficoltà ad avere l’adesione dei docenti alla formazione per coprire le nuove figure introdotte dal Ministero dell’Istruzione?
Non si tratta certamente di una questione economica legata ad una eventuale mancata retribuzione delle ore di formazione o alle scarse risorse previste per chi, eventualmente, dovesse decidere di accettare l’incarico di tutor o orientatore. I Dirigenti Scolastici per ora sono riusciti a parare il colpo spiegando che seguire il corso di formazione non implica l’obbligo di ricoprire l’incarico. Il rischio è però che a settembre, nel momento in cui chi si è formato si vedrà assegnati decine di alunni, oltre naturalmente alle proprie classi, la situazione possa essere diversa.
Le ragioni che spingono molti docenti a guardare con sospetto al progetto ministeriale sono molteplici, certamente non venali, visto il lavoro che già svolgono e quanto poco vengono retribuiti.

La domanda è legittima, la risposta meno banale di quello che sembra

Innanzitutto il progetto prevede che il tutor scolastico debba seguire tra i 20 ed i 50 alunni. Ciò vuol dire interloquire con decine di famiglie e i Coordinatori delle classi degli alunni. Un carico di lavoro enorme, al netto delle rassicurazioni che arrivano dal Ministero. Considerando i circa 200 giorni all’anno di lezioni, i pomeriggi impegnati nelle riunioni, gli scrutini e gli esami, ben poco tempo rimarrebbe da dedicare ai 20-50 alunni e alle loro famiglie.

In secondo luogo c’è il rischio che tale iniziativa replichi quella già in atto negli Istituti professionali e nelle cui Segreterie si accumulano plichi di “Percorsi Formativi Individualizzati”. Anche in questo caso i docenti, già da anni, compilano e aggiornano quasi mensilmente, dei fascicoli personali sulla storia scolastica di ogni alunno. In questo caso il compenso è delegato alla Contrattazione d’Istituto che, per le scarse risorse assegnate agli Istituti, spesso si riduce ad un riconoscimento poco più che formale.

In terzo luogo se si pensa di sostanziare il cosiddetto “middle management” con tali, minime risorse, che non sono in grado neppure di avvicinare lo stipendio dei docenti italiani a quello dei Paesi europei più sviluppati (poco meno di 2000 euro netti all’anno, poco più di 150 euro al mese) difficilmente si potrà cogliere nel segno.
La proposta di noi socialisti è ben diversa. Siamo convinti che tutte le scuole debbano rimanereaperte sino al pomeriggio, che i docenti, salvaguardando il numero di ore frontali (che andrebbero parificate nei diversi ordini di scuola), previa una ridefinizione giuridica ed economica del contratto, vedano rimodulato l’orario nella parte da dedicare ai singoli alunni, agli approfondimenti, alla formazione, alle riunioni. Pensiamo e proponiamo una scuola che realmente rappresenti una comunità in grado di istruire ed educare i nostri giovani. Non forma, non burocrazia, semplice sostanza.