Percorsi abilitanti per i docenti, la bozza del DPCM che disciplina i percorsi abilitanti per i prof della scuola secondaria superiore ha ricevuto i pareri positivi da parte del CSPI, del CRUI e del CUN. Tuttavia, i rettori hanno avanzato la proposta di modifiche, in considerazione delle tempistiche troppo ristrette e dei requisiti richiesti, ritenuti troppo stringenti.
DPCM 60 CFU, chieste modifiche per favorire lo svolgimento dei nuovi percorsi abilitanti
Come riporta il quotidiano economico ‘Italia Oggi’ di martedì 27 giugno, le Università ritengono necessario un intervento di semplificazione sull’articolo 4 del DPCM, quello che riguarda i requisiti e la procedura di accreditamento dei percorsi di formazione iniziale. Il comma 4, infatti, prevede come requisito l’indicazione dei docenti del percorso formativo, con compiti di insegnamento e tutoraggio, di cui due docenti di ruolo o a tempo determinato presso l’istituzione della formazione superiore che ha individuato il Centro… Non essendo previsti blocchi di insegnamenti da 6 crediti ma aree di insegnamento multisettoriali sarebbe necessario eliminare tale vincolo indicando semplicemente “responsabili di crediti…”. In caso contrario, non sarà possibile dar seguito a questa indicazione. Inoltre, sempre secondo gli atenei, sarebbe necessario prevedere che almeno uno dei due docenti appartenga agli insegnamenti delle aree ‘comuni’ a tutte le classi di concorso.
Altra questione importante è quella riguardante le tempistiche del processo di accreditamento, quelle indicate dal comma 5 al comma 9. ‘Se la previsione è quella di attivare i percorsi nel prossimo anno accademico – fanno presente i rettori – si può immaginare una tempistica del tutto ingestibile’. I tempi di conclusione indicati dai commi 1 e 2 dell’articolo 13 della bozza del DPCM, ovvero il 31 maggio 2024 e il 28 febbraio 2024, sembrano davvero troppo vicini. Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) ritiene doveroso, inoltre, conoscere in maniera più precisa la platea degli aspiranti docenti da avviare alla formazione e di conseguenza al reclutamento. Da Viale Trastevere fanno sapere che verranno accolte alcune proposte di modifica ma nei limiti di un’architettura già ‘blindata’ in seguito agli accordi presi con la Commissione europea.